sabato 14 maggio 2011

Jack riflette: Esami di ordinaria follia.


Giorni fa parlavo con uno degli editori del giornale su
cui ogni tanto faccio una capatina come guest star. Non chiedetemi quale, perché non lo saprete mai. Diceva che secondo nuove disposizioni, metti legislative, metti per rispetto di varie credenze religiose, avrei dovuto evitare alcuni argomenti. Momento clou della conversazione: "Posso parlare delle moschee?" "No." "Parlerò delle zanzariere."
E così farò: le zanzariere spaccano.
Stavolta voglio analizzare i diversi comportamenti degli studenti universitari nei confronti della situazione più temuta, che anche se conosciuta e affrontata più volte, colpisce sempre allo stesso modo anche i veterani: l'esame.
Nell'attesa di esso si assiste ai più alti estremi raggiunti dalla mente umana: panico da una parte, freddezza dall'altra. Alcuni segnali si possono intuire dai bagni di facoltà: quasi totalmente occupati. Altri segnali sono invece udibili:
urla strazianti e pianti in antico occitano i più gettonati. Sarebbe normale se i pianti in occitano si sentissero nella facoltà di lettere classiche. Purtroppo anche biologi e ingegneri, non so come, riescono a piangere così. Tra pratiche autolesionistiche come ad esempio l'uso del cilicio, anche l'indifferenza al pericolo si fa notare. Questi sono gli studenti che aspettano, non aprono un libro per ripassare, non guardano nessuno e guardano tutti. Un'espressione di sufficienza e un sorriso di scherno come maschera li caratterizzano.
In realtà sono geni del male quanto le marmotte, impauriti quanto e più degli altri (il sudore glaciale sovente sulla loro nuca ne è la prova), che captano qualsiasi conversazione riguardo l'esame in questione nel raggio di 12 km quadrati. Piangono prima a casa per evitare si possa incrinare la loro reputazione di eterni tenebrosi e quasi infallibili intellettuali.
Onnipresenti gli esemplari chiamati “cosachiede” dal verso che emettono. Primi ad avventarsi famelici sul povero e stanco studente appena evaso dall'interrogatorio, riescono a risucchiare qualsiasi energia da esso solo tramite domande vocali e non (qualche volta basta lo sguardo), nonostante si siano già nutriti a spese malcapitato precedente. Ho saputo da fonti sicure che alcuni non sono neanche studenti e che non dovranno mai affrontare nessun esame. Semplicemente non riescono ad uscire dal tunnel dei “cosachiede”, catturati inesorabilmente dalla furia di questi esseri.
Quando studiavo all'università. l'esperienza mi ha insegnato a fare tutte le cose insieme: piango in occitano dal bagno e fustigandomi urlo “cosachiede”, facendomi sentire nel raggio di 12 km quadrati.
Funziona, ho risparmiato una marea di tempo.
Poi mi son ritirato, ma questi sono stracazzi miei.

Jack.