venerdì 27 agosto 2010

Stati di depressione e whisky in sclero.



Dopo tante indecisioni, ho finalmente preso una posizione al riguardo: pubblicherò a puntate il racconto che sto scrivendo su questo blog, tra le altre rubriche e vari articoletti.
Ora, io su questo raccontino ci sto mettendo un bel po' di me, quindi vi sarei grato se commentaste o faceste delle critiche vuoi positive, vuoi negative, per far crescere ed evolvere la storia e per farvi magari divertire un po' di più. Si accettano suggerimenti, ma sappiate che per mia indole (e questo lo dico scherzando ed esagerando negli altri articoli) non sempre accetto.
Beh... Grazie e se volete leggere mi fate un piacere. Probabilmente lo posterò una volta alla settimana, ma posso essere anche un bel po' più lento.
Ciao e buona lettura.
Jack Pendra.



Mi sembrava di stare dentro ad un quadro di Modigliani.
Ogni cosa era così lenta da esasperare i miei poveri sensi confusi. Almeno, quelli che ancora pensavo di possedere. Il tatto, il gusto e forse l'olfatto erano andati...
Passo dopo passo, un passo lento dopo un altro passo ancora più lento cominciai a muovermi appena mi sollevai dalla panchina della metropolitana dove avevo passato la notte. Quella fottuta notte. Non mi mossi tanto però.
Un automa in overdose sarebbe stato più scattante di me.
Sentivo ogni suono e rumore attraverso un cazzo di materasso imbottito di gommapiuma e le immagini che percepivo, confuse, alte e scure, mi facevano venire una nausea quasi insopportabile. Per non parlare dell'acidità da sbronza. Mi sedetti di nuovo.
La gente scorreva lenta, ma questo era il mio punto di vista. Sapevo bene, ne ero consapevole ,che seduto su una panchina della metropolitana le cose che vedevo non erano lente, ma frenetiche. Tanto frenetiche da sembrare una convention di ballerini di samba epilettici in piena crisi.
Sollevai la testa imprecando sottovoce, con la lingua felpata e un alito che quasi mi fece svenire. Maledetto rum dozzinale.
Mi rialzai in piedi stiracchiandomi,i l lamentoso scricchiolio della pelle del mio giubbotto come colonna

mercoledì 11 agosto 2010

Vaneggi di Jack. Anzi, no, scorci di realtà. Sul titolo ho i miei dubbi, fate voi.


BUH!
Se state continuando a leggere, vuol dire che non vi ho spaventati,
quindi avete tutta la mia
stima. Vi voglio bene. Davvero. Ok, finite le cazzate, posso cominciare con il mio articolo.Dunque, stavolta parlerò delle solite cose che succedono nelle comuni case e non solo, del popolo italiano. Succedono anche negli altri paesi, ma sempre agli italiani. Parlo pure per esperienza personale. Non perché a me son successe cose
simili, ma perché anch'io sono italiano. O almeno vivo in Italia. Credo... forse non vivo proprio e questo farebbe di me uno zombie. Quindi state leggendo i pensieri di uno zombie. Ma non vi vergognate? Cioé, se io seguissi su un blog i pensieri e i vaneggi di uno zombie, alla fine mi sentirei un pochino mortificato (è il caso di usarla questa parola ogni tanto, soprattutto adesso). Vabbé, de gustibus e de gustipullman... Comunque sono uno zombie italiano.
Insomma, parlerò di quelle piccole cosettine che sono leggermente seccanti, ma che a lungo andare perfezionano il loro potere corrosivo testicolare.
Una di queste, per dare un leggero assaggio, è la presenza quasi assidua della vecchina e/o amica della cassiera al supermercato. Quelle che sembra che non si vedono dalla caduta del muro di Berlino e poi si scopre che parlavano di quella volta che si sono incontrate al bancomat (un'ora prima).
Intanto tu magari dovevi comprare solo un gelato per la moglie del tuo vicino che è incinta (e magari è colpa tua se no te ne fregheresti, furbacchione!) e ha le voglie e il marito non può muoversi perché sta aspettando da circa 5 ore il pullman alla fermata per andare al lavoro e si sa che il pullman appena te ne vai passa... Intanto il gelato è diventato una cremina ultra colorata che ti cola sulle maniche, sulla camicia, sui pantaloni, sulle scarpe e anche sulla macchina che è chiusa in garage e non l'hai presa perché il negozio è vicino. E la serranda del garage è chiusa a chiave doppia mandata. Cola così tanto che i bambini che ci sono sempre nei supermercati( a qualsiasi ora. Una volta ne ho beccato uno alle 4 del mattino tra i dvd porno. Tranquilli, li stavo prendendo io. Lui li stava restituendo dopo averli noleggiati) ti indicano e urlano: " Mamma, c'è l'uomo fogna!". E tu maledici la vecchia e/o amica della cassiera.
Dunque decidi di lasciare la poltiglia ex-gelato al supermercato e lo prendi al bar, dove sicuramente farai più in fretta. Ma lì c'è il marito della vecchia e/o amica della cassiera, che guarda caso conosce il barista. Insomma, del gelato alla fine te ne freghi e anche della moglie del vicino: il bambino sarà di qualcun altro. Torni a casa incazzato, ti chiudi in un ripostiglio e piangi, perché anche tu volevi il gelato. Tratto da una storia veramente inventata.
C'è chi suppone che queste persone facciano parte di un'etnia aliena venuta sulla terra o per conquistare il globo terracqueo usando come arma lo sfinimento psichico degli abitanti, o per testare i livelli di pazienza dei potenziali serial killer nostrani.
Alla stessa etnia aliena a quanto pare appartengono anche i tecnici delle case produttrici di elettrodomestici.
Hai un frigo che non funziona bene dopo l'acquisto? Hai una cucina nuova che deve essere modificata perché non ha l'attacco per il gas che usi tu? Chiama il servizio clienti. Loro rispondono. E fin qui tutto bene.
La telefonata si svolge nella più assoluta tranquillità: l'operatore sorride, tu sorridi, e anche i bacherozzi che hai cacciato da casa e che sono ospiti per una spaghettata a casa tua sorridono ( vedi questo post la loro avvincente storia piena di effetti speciali). Hai anche l'impressione che un cerbiatto saltelli fuori dalla finestra e gli uccellini cinguettino la tua canzone preferita. Non ti viene neanche in mente di sapere il perché, visto che abiti al sesto piano e un cerbiatto è agile, ma non così tanto e che la tua canzone preferita è un cult dei Cannibal Corpse e se la cinguettano gli uccellini devono pesare circa 78 chili ed essere malvagi.
Insomma, sei felice e predisposto ad un'ottima giornata di sole e d'azzurro (naaa na naaaa...).
Il simpaticissimerrimo operatore ti sollazza con voce melliflua e ti sussurra: " Certo tesoro, saremo a casa tua in massimo 48 ore, aspettaci comodo e con una penna in mano che devi firmarci ben bene qualcosa.". E anche un pilino di erezione ti viene, sii sincero dai... Non lo dico a nessuno... EHI! QUESTO QUI HA UN'EREZIONE!

Bando alle ciance, si diceva? Ah già, delle telefonate porno con il servizio assistenza. Scusate, mi son preso una birra e una sigaretta, mi stavo annoiando a venir letto da voi.
Ti hanno promesso che entro 48 ore saranno da te, quindi non esci perché se non ti trovano in casa rischi una brutta figura e prendi due giorni di ferie dal lavoro se ce l'hai. Ti fai anche depilare la schiena dai bacherozzi. E qui sta l'inganno dell'operatore, che ha omesso un piccolo dettaglio... Le 48 ore non sono consecutive.
La tua tortura psicologica inizia adesso, bello mio. Aspetterai invano, ti ricresceranno i peli sulla schiena, le blatte invecchieranno con te e avrai sempre quel pilino di erezione. Quando ti rassegnerai e deciderai di trovare un nuovo lavoro perché logicamente l'hai perso dopo aver passato due anni e mezzo ad aspettare il tecnico, andrai in bagno a fare una doccia. Suonerà il campanello. Arriverai trafelato alla porta, aprirai e... Niente, il solito ragazzino che suona e scappa ti ha fatto uno scherzo. Ti rinchiudi nello sgabuzzino di cui sopra e piangi perché credevi di aver trovato il tecnico della tua vita in base alla voce dell'operatore al telefono. Ecco, in quel momento arriva il tecnico.
Ma non lo senti perché stai piangendo per lui. Il tuo frigo non funzionerà mai più e la cucina non potrai mai usarla perché il tecnico, offeso dal tuo comportamento immaturo, licenzioso e menefreghista, deciderà di non venire più a casa tua per nessun motivo al mondo. Neanche per giocare con te ai gormiti. Neanche se gli prometti le figurine di twilight. Non verrà più. Sarai costretto a mangiare sempre e comunque nei fast food, a bere nei peggiori bar di Caracas e di Casal Pusterlengo. Finirai sul lastrico, col colesterolo a mille e un fegato con la propria carta d'identità.
Ecco, a me queste piccole cose fanno incazzare.

Non ho nient'altro da dire per oggi, arrangiatevi. Se volete chiedermi qualcosa per la rubrica "chiedi a Jack" l'e-mail è secondopiano59@gmail.com.
Detto ciò, vi mollo perché ho una vita reale e non sto tutto il giorno al pc come voi, che aspettate la telefonata del tecnico della vostra vita.
E ora birra!
Vi regalo un ruttino.

Jack.