venerdì 1 novembre 2013

Le cose belle non devono avere una fine.


Stavo ragionando sul fatto che il 50% delle volte che comincio qualcosa mi capita di lasciarla a me-





-tà, e quando riesco caparbiamente a superare la metà, il 99% delle volte non finisco quello che stavo facend.

"Forse dovrei cominciare qualcosa dalla sua fine" mi son detto. Ok, titolo provvisorio del post: "Manoscritti scritti con i piedi", una semplice storia raccontata dalla conclusione, con inizio-finale a sorpresa ma con la particolarità, non da poco, di essere scritta male.
Ci ho ripensato, non vedo il motivo per cui dovrei snaturarmi.
Quindi come sempre tratterò argomenti che possono risultare interessanti senza arrivare ad una conclusione logica, un po' perché non c'ho voglia e un po' perché le cose belle non devono avere una fine. Se proprio volete, ve li approfondite da soli.

Il tema che affronterò oggi è la ricerca di un lavoro. In questo periodo è sempre più difficile beccare una buona occupazione, soprattutto se non si è in possesso di una laur... ehm... "accozzo", ottima capacità, esperienza e faccia da culo. Esistono alcuni canali dove è possibile informarsi sulle offerte di lavoro. Quasi sempre si tratta di lavori sottopagati ma affrontabili da tutti e che ti danno la possibilità di mettere in tasca quattro soldi.

Tra i vari annunci ce n'è stato uno che mi ha incuriosito parecchio in cui si cercava un "Cliente misterioso". Sinceramente non l'avevo mai sentito prima. In poche parole, una ditta con interesse di sapere cosa combinano i propri dipendenti, ingaggia queste persone che devono fingersi clienti e importunarli nel lavoro. Una storia di auto-spionaggio...

Primo giorno di lavoro, il mio compito è: "Fingere di essere un turista inglese e sgamare il commesso riguardo il suo presunto curriculum taroccato."

«Good morning.» faccio io, col mio block notes da spia inglese in mano.
«Eh gudmorning... Inglish?» mi fa il commesso.
«Yes, what does your sister do after dinner?» (trad. cosa fa tua sorella dopo cena?)
«Eh schiusmi... no spik inglish... Mi dica.»
(scrivo: 1/questo non sa l'inglese)
«Sorry, parlo poco italiano. Vorrei sapere quanto viene quel cavolfiore.»
«Mi scusi ma noi non vendiamo cavolfiori. Quello è un pallone da calcio.»
(2/però è preparato)
«Well... Allora me ne dia 2 chili.»
«Signore, non vorrei sembrare scortese ma noi non vendiamo i palloni al chilo.»
«Ah no?»
«Eh no...»
«E quanto pesa quel pallone?»
«È un pallone omologato, peserà attorno ai 450 grammi.»
«Ok... Può pesarmelo?»
«Al momento la bilancia pesa palloni non funziona...»
(3/non fa bene il suo lavoro)
«Va bene, dickhead? Quanto costa?» (trad. testa di cazzo)
«36 €.»
«Quindi quanto costa al chilo?»
«Non lo so.»
«COME SAREBBE A DIRE CHE NON LO SA??? - e lì, tolta la maschera da cliente, dico: - BENE BENE! Lei nel curriculum millantava di conoscere l'inglese, di avere un Master in Finanza Avanzata e ora non mi sa dire quanto costa quel pallone al chilo?!»
«Ma lei come lo sa?»
«Tempo scaduto, la risposta giusta era 80 €/kg. Comunicherò tutto al principale dell'azienda.»
«Ma io...»
«Ma io un cazzo.»
«Ma io - dice togliendosi la maschera - sono il titolare dell'azienda. È stato bravo, ma non posso assumerla visto che mi ha insultato ripetutamente in due lingue diverse. È licenziato.»
«Merda.»

....

Sento una vibrazione, un fruscio nervoso, qualcosa che sembra avvicinarsi partendo da lontano. Una moto, ecco, dovrebbe essere una moto a tutta velocità. No cazzo, è una zanzara che cerca di pizzicarmi l'orecchio. Odio le zanzare. Il prossimo post a metà lo dedicherò a loro e ai metodi per eliminarle definitivamente. O per attirarle tutte a casa vostra, così finalmente potrò risolvere il mio problema.

Per cui riprendendo l'argomento da me in realtà mai affrontato, ci tenevo a confermarvi in maniera poco usuale, o per dir si voglia consueta, l'affetto che provo nei vostri confronti.

Cordialmente.

Andre.

sabato 12 ottobre 2013

"Se lo sapesse MacGyver". Una storia d'orrore, sangue, mistero e bricolage.


Abito in un bell'appartamento, provvisto di tutti i comforts: acqua corrente, corrente elettrica, corrente d'aria, zanzare domestiche, balcone con panorama su grotte per barboni, gatti indemoniati e cacche di cane. Un idillio con clima mite e temperato: fa freddo d'inverno e caldo d'estate. La brina ghiacciata di dicembre si scioglie a luglio, con l'arrivo dei monsoni. E questo succede prevalentemente in cucina.
Certo, ogni tanto capita un piccolo inconveniente... È normale che una lampadina si fulmini, che lo scarico del lavandino si otturi, che ci sia una perdita d'acqua dalla parete del bagno e si sia costretti a cagare a bordo un windsurf.
Per le piccole cose si rimedia da soli, è logico. Il problema non è aggiustare le cose, ma procurarsi gli attrezzi necessari per farlo. E qui inizia l'ordalia.
È notte e decido di andare in bagno. Non perché ne ho bisogno, è chiaro, ma perché alle tre del mattino le blatte mi hanno promesso che avrebbero guardato con me l'ultimo film di Harry Potter, con il DVD contenente le scene tagliate in cui Ron Weasley cerca di far tornare i conti del 740 usando una calcolatrice babbana. Entro in bagno con i pop corn e premo l'interruttore: il buio si fa più intenso: la lampadina è così fulminata che assorbe i riflessi dello schermo del notebook di Peripla, il capo delle blatte con cui ho un rapporto di reciproco rispetto e stima. La situazione rischia di degenerare, le torce e i forconi spuntano dalla finestra, la folla inferocita di barboni che vogliono guardare il film si agita e qualcuno accende delle molotov di tavernello. Una flebile voce sussurra impaurita dal retro del lavandino: "C'è il bagno di servizio". È Spurdugnagna Junior, figlio di Spurdugnagna Senior, ragno da bagno part time. Le voci si acquietano, ci si sposta e la serata può continuare, il tavernello viene spento.
Il film non era granché, ma come arriva la mattina è ora di procurarsi il materiale da accomodamento, cioé una lampadina e un croissant. Esco, trovo subito il ferramenta e chiedo un croissant. Il ferramentaiolo o ferramentivendolo sorride e mi chiede se lo voglio al cioccolato e rispondo di no, se no mi va a finire sui fianchi e come abbellimento dei pantaloni non è il massimo. Con i pretzel invece sono uno schianto.
Mi domanda se mi serve altro e si, mi serve una lampadina. A questa richiesta il venditore si fa torvo, cupo, asessuato. Sul suo viso compare un alone di tenebra, le fiamme lambiscono le sue vesti e urla di agonia mista a canti gregoriani apocalittici aumentano di intensità mentre urla:"Ad attacco largo o fine?". Un braccio insanguinato spunta da dietro il bancone e ticchettando sul tavolo con le dita, cerca di comunicarmi in codice morse che quelle ad attacco largo sono terminate. "Mi serve ad attacco fine", e come d'incanto non cambia assolutamente niente, le fiamme continuano a incendiare il ferramentaiolo o ferramentivendolo e il braccio mi parla ora del più e del meno, chiedendomi se preferisco addizioni o sottrazioni.
Una scatolina di legno intarsiato con strani segni fluttua nell'aria, abbandonando uno scaffale composto di ossa umane e cd dei ricchi e poveri. il ferramentaiolo o ferramentivendolo solleva la mano e la scatolina si apre, rivelando al suo interno un'altra scatolina sul cui lato superiore spunta uno schema di sudoku. Il braccio afferra una demoniaca penna bic, maledetta da Mefistofele in persona, che per questo scrive a tratti. Dopo pochi giorni riesce a completarlo e la confezione si apre, quindi posso prendere la lampadina e pagare. Varco l'uscio tremante, ma una forza sovrannaturale mi afferra la spalla, i piedi vengono bloccati da melma sulfurea e mi accorgo che non posso più muovermi perché non ho preso lo scontrino. Prendo lo scontrino e sono di nuovo fuori, il braccio insanguinato ticchetta un:"Grazie e arrivederci".
Arrivo a casa, apro la porta del bagno, ma è occupato e aspetto. Si libera, entro, spruzzo il deodorante, esco e aspetto ancora. Rientro, svito la lampadina fulminata, avvito il croissant e addento la lampadina. Torno fuori, vado al pronto soccorso, mi rimuovono il vetro della lampadina e scrivo un appunto:"Croissant: mangiare. lampadina: avvitare".Ritrovo il ferramenta e si ripete la storia di prima, il braccio era in pausa pranzo e c'era il cugino gamba che per carità, è una parte di una brava persona, ma non è la stessa cosa. Esco deluso. Di nuovo a casa, di nuovo in bagno. Respiro piano e svito il croissant di prima. Sudo freddo mentre avvito la lampadina. Provo a premere l'interruttore. Si accende. I barboni esultano, le blatte si abbracciano piangendo commosse e Spurdugnagna Junior mi sorride. Sono fiero di me e mi compiaccio con i pugni sui fianchi.
Anche questa è fatta, mi merito una lampadina al cioccolato.

Jack.