venerdì 10 dicembre 2010

Stati di depressione e whisky in sclero. Settima.



Il vecchio vestiva di bianco, cappello bianco, camicia e giacca bianca, cravatta bianca. Tra le labbra portava un sigaro di dimensioni abnormi. Non so quanti anni avesse, il suo viso era un lenzuolo piegato male su cui si era seduto un elefante con problemi di obesità da quanto era pieno di rughe. Forse era una ruga gigante con una faccia tra le pieghe. Sembrava un'arancia rinsecchita, anche per il colore. Solo i capelli che spuntavano dal cappello erano diversi: un nero quasi blu, inadatto ad una persona così vecchia, magra e raggrinzita. Afferrai il bicchiere e diedi un sorso dopo avere annusato qualche secondo.
- Johnnie Walker Blue Label. Roba che costa. -
- Vedo che se ne intende, signor Pendra. -
- Sono solo un bevitore. Piuttosto, come sa il mio nome? -
- Il palazzo è mio, ci sono le telecamere collegate a schermi in questo piano. -
- Già... Perché sono qui? -
- Mi piace il suo modo di agire, non si è preoccupato di farsi valere con quella guardia. E mi incuriosisce il suo ciondolo. Come lo ha avuto? -
- L'ho trovato per strada, mi è piaciuto e l'ho preso. -
- Molto interessante... Sa, quello è il simbolo di un gruppo di "persone", chiamiamole così, molto importante. Queste "persone" controllano molte cose, e vorrebbero riaverlo. Io faccio parte di questo gruppo, e sono disposto a darle quello che vuole. Possiedo molte cose. -
- Per caso ha un lavoro da offrirmi? Vedo che qui non ve la passate male. -
Finii il drink e poggiai il bicchiere.
- Se ne può avere un altro? - Cavoli, era una bomba quella roba!
- Solo un attimo. Prima vorrei parlare della sua richiesta. Qui non lavoriamo proprio in maniera normale, ha già visto i miei uomini in azione. E hanno solo "dato la liquidazione" a chi non ha saputo fare il proprio lavoro. -

martedì 7 dicembre 2010

Stati di depressione e whisky in sclero. Numero 6.



Arrivammo al condominio dove abitava Jack verso sera, il sole stava appena tramontando. Melrahsher mi seguiva. Le luci che provenivano dalla strada e dai caseggiati mi fecero sentire a casa, una casa che non era mai stata mia. Erano le sensazioni del mio ospite. Sostammo un attimo davanti al portone, dovevo cercare le chiavi in tasca.
In un decimo di secondo si aprirono le ante di una finestra al piano terra, quella della signora Foster. Rimase un poco sotto shock. Non credo si aspettasse di vedermi, soprattutto in compagnia di una bionda vestita di nero, con una lunga gonna e una maglia a maniche lunghe con un'interessante scollatura.
Divenne subito rossa, quasi emanava vapore:
- Signor Pendra! Manca da tantissimo tempo, stavo per mettere un annuncio per affittare di nuovo il suo appartamento! Lei è in ritardo con l'affitto, le hanno staccato luce, acqua e gas! Con che coraggio si ripresenta qui? -
Mi voltai e guardai un attimo la mia compagna di viaggio:
- Pensaci tu, per favore. - Dissi laconicamente.
Melrahsher annuì e fissò per qualche secondo la vecchia, che subito chiuse gli occhi e piano si accasciò sul davanzale, ronfante.
Infilai la chiave nella serratura del portone ed entrammo. L'ascensore era stato riparato, e lo indicai a Mel. Una parola risuonò nel mio cervello, ma veniva da lei, che non aveva tanta voglia di parlare: deficiente. Sapeva che avevo bisogno di contatto, e l'ascensore era un luogo chiuso pericoloso per l'istinto.
Facemmo i sei piani di scale a piedi, e solo una volta mi disse 'Smettila di guardarmi il culo!', sebbene sapesse che non ne potevo fare a meno.
Entrammo nel buco dove viveva il ragazzo e notammo con divertimento che l'appartamento era più lercio di quanto ci aspettassimo.
- I soliti maschi...-

martedì 5 ottobre 2010

Un giorno su Badoo


Per una volta diamo una sterzata alle tradizionali rotte culturali di questo blog, per traghettarvi nel mirabolante mondo dei social network, una piaga a cui nessuno (o forse pochi) è riuscito a sopravvivere. Pure i desaparecidos di "Chi l'ha visto?", quelli che per scelta avevano deciso di sperdersi in culo al mondo, non hanno saputo resistere al richiamo di farsi un profilo, col risultato di venire subito sgamati da ragazze messe in cinta dopo una sbornia in discoteca, strozzini a cui dovevano dei soldi e carabinieri.

I social network sono entrati prepotentemente nella quotidianità. Ernesto, irreprensibile capo d'azienda, ora fa a gara per mettere le sue foto dove rincorre una pecora con le mutande abassate, annunciare al mondo che alle 16.05 va regolarmente al cesso e "taggarsi" nell'ultimo gaypride di Roma. Pure la classica pettegola di paese si è evoluta. Ha abbandonato l'antico rito dell'osservare spiando tra le fessure della tapparella, per dedicarsi anima e corpo al gossip internettiano, molto più comodo e col vantaggio del "multitasking" ovvero, fare più attività nello stesso tempo..... mentre sorseggia un thè alla pesca e stira i calzini del figlio, può leggere le ultime notizie riguardo George Clooney su "Donna gnègnè", con Beautiful in sottofondo e spiare gli spostamenti della fidanzata fedifraga di suo cugino Ernesto....

Per capire meglio cosa succeda dentro questi ecosistemi, ho creato un profilo fittizio e mi son dedicato a scovare le perle di uno dei social network più utilizzati, dopo quella boiata di facebook (di cui parlerò in una prossima puntata o forse anche no), ovvero Badoo.

Aperta la pagina principale la prima cosa che balza agli occhi è un lungo serpentone di foto sopra un nastro trasportatore, dove si possono ammirare in vetrina le diverse specie presenti in questo mondo: vecchi di 80 anni con uno smile a coprire la zona pisellare, ragazzi filiformi in posa da macho, bimbeminchia di 150kg che si atteggiano a vamp e poi le strafighe, quelle che in poche parole non ti guarderebbero nemmeno per insultarti...

Le tecniche usate dal maschio di Badoo sono varie: millantare di essere Flavio Briatore, inserire foto di Rocco Siffredi col batacchio di fuori e dire "guà un pò che roba" o ancora, lasciare un commento alle foto delle ragazze. E qui c'è da spassarsela! Questo è quello che ho raccolto in una serata di cazzeggio:

- lo schizzinoso:

- frase da evitare se si vuole abbordare una donna numero 1:

- cosa volere di più?


- boh.. spiegatemela voi

- il feticista:
- complimento o non complimento?


- il tenerone tutto amore e baci:


- una bellezza esplosiva mista (selgggio vorrà dire "sergio" in cinese?)


- dubbio legittimo:


- la voce del poeta (o dell'oculista):

- ...e del dentista:
- dulcis in fundo(schiena):


Ovviamente queste ragazze non hanno mai risposto agli ammiratori perchè troppo occupate a parlare col sottoscritto. Nel ringraziare Metalkiss per la collaborazione, mando a tutte voi un bacio virtuale.

Andre

giovedì 30 settembre 2010

Stati di depressione e whisky in sclero. Quinta puntata.



Mancava poco tempo, solo qualche minuto. Giusto il tempo di accarezzare ancora una volta Larish, che aspettava con me, e sarebbe iniziata. Un sole rosso cominciava a levarsi, i miei compagni stavano in silenzio dietro le dune e aspettavano un mio ordine. In lontananza la polvere arancione si faceva più alta ed il suono di migliaia di passi diventava assordante nonostante la sabbia leggera coprisse anche il respiro dei falchi da esplorazione. Osavano attaccare. Avevano deciso di chiudere la porta che eravamo riusciti a spalancare con tanti sforzi... Dovevano morire, o non avremmo potuto più ritornare.
Ora! Sollevai Larish, e anche lei urlò con me ai miei sottoposti e compagni:
- In piedi! Voglio le loro teste! -
Cominciarono insieme a me a correre verso di loro, senza urlare, senza gridare, come avevo loro insegnato. Il silenzio fa più paura.
La prima fila mi fece strada falciando i primi che avevano avuto tanta sfrontatezza da pararcisi davanti per proteggere il loro capo, l'uomo che volevo massacrare di persona.
Lo vidi, correva anche lui verso di me, ma la sua spada aveva meno fame della mia.
Larish urlava, sbraitava, ululava e ringhiava. Rise di eccitazione quando con un fendente la vibrai contro Kruor.
- Su, apri gli occhi. -
Una voce calda, profonda, femminile... Attorno a me un respiro che riesco a definire solo come enorme... Grande, come sentire un mantice gigantesco...
- Uff... dai, svegliati! -
Aprii piano gli occhi, ancora sotto shock per il sogno, così vivido da sentire il gusto della sabbia in bocca. Era buio, ma non del tutto, qualche ombra c'era, riuscivo a distinguere qualcosa di più chiaro. Una mano calda sul petto, assieme ad un'altra sensazione ancora vaga, come di una, anzi, due punture all'altezza del...
- AAAH! CHE DOLORE FOTTUTO! VUOI TOGLIERMI QUESTE CAZZO DI COSE DAL PETTO? TOGLIMELE!-

mercoledì 22 settembre 2010

Stati di depressione e whisky in sclero. Quarta parte.



Le cinque del mattino. La nebbia nella città cominciò a farsi vedere, i suoni si fecero ovattati e qualche battona si avviò verso casa. Il problema è che alcune le conoscevo.
E' abbastanza luminoso da non far male agli occhi dopo una sbronza, e abbastanza buio da non farsi riconoscere se si è sbronzi.
Scelgono sempre quest'ora per l'incontro col messaggero, ogni giorno da sempre, stesso punto di ogni centro abitato. So che ci sono luoghi d'incontro prestabiliti anche nei deserti o in mezzo all'oceano, ma ora non mi sarebbero serviti e in ogni caso se mi avessero interessato li avrei conosciuti per istinto. Ci tengono a queste cose, per ritrovare i loro consanguinei smarriti... cazzoni.
Il mio punto d'incontro era un condominio decadente e decaduto, di quel tipo adatto a malapena ad accogliere i tossici per la loro dose, ma per com'era messo credo che anche loro avrebbero avuto le loro riserve.
Dovevo percorrere ancora due km circa, e l'idea della camminata mi faceva stancare ancora prima di iniziare. Al pullman notturno mancava mezz'ora, così ne approfittai per prendermi qualcosa da mangiare in un fast food, troppo povero per prendere un taxi. Il bello di questi posti è che se hai fame c'è sempre qualcosa di aperto, se hai sete c'è sempre qualcosa di aperto e se vuoi scopare... beh, stesso discorso. Il locale era una tipica tavola calda, di quelle aperte 24 ore su 24, stile film americano. Cosa ci facesse in questo fottuto deserto metropolitano proprio non ne avevo idea, ma l'odore del cibo era una sferzata di poesia per le mie narici.
Aprii la porta a molla di quella roulotte troppo cresciuta e feci una smorfia nel constatare che anche quella aveva il campanello, come la rivendita di liquori di Simon. Cominciavo ad odiare quei cosi.
Diedi un'occhiata al posto: bancone sulla sinistra lungo tutto il locale e tavolini sulla destra. Bagno in fondo, perfetto. Non mi sarei confuso almeno.

lunedì 13 settembre 2010

Stati di depressione e whisky in sclero. Terza parte.



Aveva soffiato solo una volta. Una specie di avviso, come per dire:"Ehi, faccia di culo! Ci sono ancora!".
Speravo la sbronza lo facesse allontanare o passare, nel caso fosse un fottuta nuova malattia del cazzo. Invece no, la sua presenza mi appariva solo trascurabile, da ubriaco. Però c'era lo stesso.
Avrei dovuto chiedermi da dove venisse, ma avevo solo il bisogno di levarmelo dalle palle.
Afferrai il Cutty Sark e feci cenno a Joseph di seguirmi mentre andavo nel retro del locale. Lasciammo Simon ad aprire il negozio per il turno pomeridiano e servire qualche altro alcolizzato o barbone o nuovo maggiorenne occasionale.
Non avevo più voglia di parlare, e mi lasciai raccontare un po' della vita di Smile, senza che avessi fatto alcuna domanda. Presi due casse di legno e le misi a terra: ora avevamo le sedie.
- Mi stai ascoltando almeno? - Si lamentò Denti Casual.
- No - Risposi secco.
- Fanculo Jack. Comunque riassumo: ho un appartamento in centro ed una pensione d'invalidità, perché lavorando in una fabbrica di detersivi, dei prodotti chimici mi hanno danneggiato gli occhi. -
- Cazzate.-
- Vero. Ma il mio avvocato è riuscito a dimostrare che era la verità. -
- Bevi.Hai sigarette? Gli passai la bottiglia.-
- No. Tabacco e cartine se vuoi. -
Prese la bottiglia e tirò fuori dalla tasca dei jeans un pacchetto di Golden Virginia.
- Ma non hai le tue?! Si lamentò mentre prendevo la busta del tabacco.-
- Si. -
Girai una sigaretta e l'accesi con lo zippo. Dopo due secondi netti arrivò Cicciocapriccio, ed aprendo la tenda che separava il ripostiglio dove stavamo, disse quasi balbettando:

venerdì 3 settembre 2010

Stati di depressione e whisky in sclero. Seconda parte.



Ero abbastanza sbalordito.
Provai ancora a dire qualcosa nell'immobilità della scena, sentendomi un po'cretino, sia a voce alta che a voce bassa. Scoprii che sussurrando, l'aria attorno si muoveva, come se avessi fatto nascere una sorta di vento con le parole, e urlando tutte le cose vicine venivano investite come da un'onda che le muoveva e distorceva l'immagine di esse, senza alterarle dopo essere passata.
Provai a toccare con un dito il fucile di Simon.
In quell'istante esatto, come avessi premuto un interruttore, il sospiro che sentivo ininterrottamente durante la pausa (ormai chiamavo così quella fottuta situazione che bloccava ogni movimento circostante) cessò , e diversamente dalle altre volte, tutto ricominciò a muoversi immediatamente.
Come se avessero scaraventato il fucile lontano da me, quello sbattè violentemente sulla parete che avevo davanti mentre lo toccavo, strappandolo letteralmente dalle zampe unte dell'idiota che lo brandiva. Il proiettile centrò in pieno una delle bottiglie che ancora stavano sospese in aria, e le altre due si frantumarono al suolo.
Simon rimase per un attimo nella posizione stupida di quando aveva sparato, poi si voltò verso di me, gli occhi spalancati dal più profondo terrore. Credeva di avermi colpito, lo stronzo, e non si aspettava certo di trovarmi al suo fianco in quel preciso istante, come non me lo sarei aspettato io d'altronde.
Alzai le mani, lui guardò il fucile che si era distrutto sul pavimento, coi suoi pezzi sparsi come becchime per polli.
- Non sono stato io! Almeno credo...- Esclamai.
Mentre l'odore acre dei liquori si spargeva nerll'aria, si voltò ancora verso me, i suoi occhi guardarono in alto

venerdì 27 agosto 2010

Stati di depressione e whisky in sclero.



Dopo tante indecisioni, ho finalmente preso una posizione al riguardo: pubblicherò a puntate il racconto che sto scrivendo su questo blog, tra le altre rubriche e vari articoletti.
Ora, io su questo raccontino ci sto mettendo un bel po' di me, quindi vi sarei grato se commentaste o faceste delle critiche vuoi positive, vuoi negative, per far crescere ed evolvere la storia e per farvi magari divertire un po' di più. Si accettano suggerimenti, ma sappiate che per mia indole (e questo lo dico scherzando ed esagerando negli altri articoli) non sempre accetto.
Beh... Grazie e se volete leggere mi fate un piacere. Probabilmente lo posterò una volta alla settimana, ma posso essere anche un bel po' più lento.
Ciao e buona lettura.
Jack Pendra.



Mi sembrava di stare dentro ad un quadro di Modigliani.
Ogni cosa era così lenta da esasperare i miei poveri sensi confusi. Almeno, quelli che ancora pensavo di possedere. Il tatto, il gusto e forse l'olfatto erano andati...
Passo dopo passo, un passo lento dopo un altro passo ancora più lento cominciai a muovermi appena mi sollevai dalla panchina della metropolitana dove avevo passato la notte. Quella fottuta notte. Non mi mossi tanto però.
Un automa in overdose sarebbe stato più scattante di me.
Sentivo ogni suono e rumore attraverso un cazzo di materasso imbottito di gommapiuma e le immagini che percepivo, confuse, alte e scure, mi facevano venire una nausea quasi insopportabile. Per non parlare dell'acidità da sbronza. Mi sedetti di nuovo.
La gente scorreva lenta, ma questo era il mio punto di vista. Sapevo bene, ne ero consapevole ,che seduto su una panchina della metropolitana le cose che vedevo non erano lente, ma frenetiche. Tanto frenetiche da sembrare una convention di ballerini di samba epilettici in piena crisi.
Sollevai la testa imprecando sottovoce, con la lingua felpata e un alito che quasi mi fece svenire. Maledetto rum dozzinale.
Mi rialzai in piedi stiracchiandomi,i l lamentoso scricchiolio della pelle del mio giubbotto come colonna

mercoledì 11 agosto 2010

Vaneggi di Jack. Anzi, no, scorci di realtà. Sul titolo ho i miei dubbi, fate voi.


BUH!
Se state continuando a leggere, vuol dire che non vi ho spaventati,
quindi avete tutta la mia
stima. Vi voglio bene. Davvero. Ok, finite le cazzate, posso cominciare con il mio articolo.Dunque, stavolta parlerò delle solite cose che succedono nelle comuni case e non solo, del popolo italiano. Succedono anche negli altri paesi, ma sempre agli italiani. Parlo pure per esperienza personale. Non perché a me son successe cose
simili, ma perché anch'io sono italiano. O almeno vivo in Italia. Credo... forse non vivo proprio e questo farebbe di me uno zombie. Quindi state leggendo i pensieri di uno zombie. Ma non vi vergognate? Cioé, se io seguissi su un blog i pensieri e i vaneggi di uno zombie, alla fine mi sentirei un pochino mortificato (è il caso di usarla questa parola ogni tanto, soprattutto adesso). Vabbé, de gustibus e de gustipullman... Comunque sono uno zombie italiano.
Insomma, parlerò di quelle piccole cosettine che sono leggermente seccanti, ma che a lungo andare perfezionano il loro potere corrosivo testicolare.
Una di queste, per dare un leggero assaggio, è la presenza quasi assidua della vecchina e/o amica della cassiera al supermercato. Quelle che sembra che non si vedono dalla caduta del muro di Berlino e poi si scopre che parlavano di quella volta che si sono incontrate al bancomat (un'ora prima).
Intanto tu magari dovevi comprare solo un gelato per la moglie del tuo vicino che è incinta (e magari è colpa tua se no te ne fregheresti, furbacchione!) e ha le voglie e il marito non può muoversi perché sta aspettando da circa 5 ore il pullman alla fermata per andare al lavoro e si sa che il pullman appena te ne vai passa... Intanto il gelato è diventato una cremina ultra colorata che ti cola sulle maniche, sulla camicia, sui pantaloni, sulle scarpe e anche sulla macchina che è chiusa in garage e non l'hai presa perché il negozio è vicino. E la serranda del garage è chiusa a chiave doppia mandata. Cola così tanto che i bambini che ci sono sempre nei supermercati( a qualsiasi ora. Una volta ne ho beccato uno alle 4 del mattino tra i dvd porno. Tranquilli, li stavo prendendo io. Lui li stava restituendo dopo averli noleggiati) ti indicano e urlano: " Mamma, c'è l'uomo fogna!". E tu maledici la vecchia e/o amica della cassiera.
Dunque decidi di lasciare la poltiglia ex-gelato al supermercato e lo prendi al bar, dove sicuramente farai più in fretta. Ma lì c'è il marito della vecchia e/o amica della cassiera, che guarda caso conosce il barista. Insomma, del gelato alla fine te ne freghi e anche della moglie del vicino: il bambino sarà di qualcun altro. Torni a casa incazzato, ti chiudi in un ripostiglio e piangi, perché anche tu volevi il gelato. Tratto da una storia veramente inventata.
C'è chi suppone che queste persone facciano parte di un'etnia aliena venuta sulla terra o per conquistare il globo terracqueo usando come arma lo sfinimento psichico degli abitanti, o per testare i livelli di pazienza dei potenziali serial killer nostrani.
Alla stessa etnia aliena a quanto pare appartengono anche i tecnici delle case produttrici di elettrodomestici.
Hai un frigo che non funziona bene dopo l'acquisto? Hai una cucina nuova che deve essere modificata perché non ha l'attacco per il gas che usi tu? Chiama il servizio clienti. Loro rispondono. E fin qui tutto bene.
La telefonata si svolge nella più assoluta tranquillità: l'operatore sorride, tu sorridi, e anche i bacherozzi che hai cacciato da casa e che sono ospiti per una spaghettata a casa tua sorridono ( vedi questo post la loro avvincente storia piena di effetti speciali). Hai anche l'impressione che un cerbiatto saltelli fuori dalla finestra e gli uccellini cinguettino la tua canzone preferita. Non ti viene neanche in mente di sapere il perché, visto che abiti al sesto piano e un cerbiatto è agile, ma non così tanto e che la tua canzone preferita è un cult dei Cannibal Corpse e se la cinguettano gli uccellini devono pesare circa 78 chili ed essere malvagi.
Insomma, sei felice e predisposto ad un'ottima giornata di sole e d'azzurro (naaa na naaaa...).
Il simpaticissimerrimo operatore ti sollazza con voce melliflua e ti sussurra: " Certo tesoro, saremo a casa tua in massimo 48 ore, aspettaci comodo e con una penna in mano che devi firmarci ben bene qualcosa.". E anche un pilino di erezione ti viene, sii sincero dai... Non lo dico a nessuno... EHI! QUESTO QUI HA UN'EREZIONE!

Bando alle ciance, si diceva? Ah già, delle telefonate porno con il servizio assistenza. Scusate, mi son preso una birra e una sigaretta, mi stavo annoiando a venir letto da voi.
Ti hanno promesso che entro 48 ore saranno da te, quindi non esci perché se non ti trovano in casa rischi una brutta figura e prendi due giorni di ferie dal lavoro se ce l'hai. Ti fai anche depilare la schiena dai bacherozzi. E qui sta l'inganno dell'operatore, che ha omesso un piccolo dettaglio... Le 48 ore non sono consecutive.
La tua tortura psicologica inizia adesso, bello mio. Aspetterai invano, ti ricresceranno i peli sulla schiena, le blatte invecchieranno con te e avrai sempre quel pilino di erezione. Quando ti rassegnerai e deciderai di trovare un nuovo lavoro perché logicamente l'hai perso dopo aver passato due anni e mezzo ad aspettare il tecnico, andrai in bagno a fare una doccia. Suonerà il campanello. Arriverai trafelato alla porta, aprirai e... Niente, il solito ragazzino che suona e scappa ti ha fatto uno scherzo. Ti rinchiudi nello sgabuzzino di cui sopra e piangi perché credevi di aver trovato il tecnico della tua vita in base alla voce dell'operatore al telefono. Ecco, in quel momento arriva il tecnico.
Ma non lo senti perché stai piangendo per lui. Il tuo frigo non funzionerà mai più e la cucina non potrai mai usarla perché il tecnico, offeso dal tuo comportamento immaturo, licenzioso e menefreghista, deciderà di non venire più a casa tua per nessun motivo al mondo. Neanche per giocare con te ai gormiti. Neanche se gli prometti le figurine di twilight. Non verrà più. Sarai costretto a mangiare sempre e comunque nei fast food, a bere nei peggiori bar di Caracas e di Casal Pusterlengo. Finirai sul lastrico, col colesterolo a mille e un fegato con la propria carta d'identità.
Ecco, a me queste piccole cose fanno incazzare.

Non ho nient'altro da dire per oggi, arrangiatevi. Se volete chiedermi qualcosa per la rubrica "chiedi a Jack" l'e-mail è secondopiano59@gmail.com.
Detto ciò, vi mollo perché ho una vita reale e non sto tutto il giorno al pc come voi, che aspettate la telefonata del tecnico della vostra vita.
E ora birra!
Vi regalo un ruttino.

Jack.

sabato 29 maggio 2010

"Che c.. ci faccio qui?" - Capitolo III


Un saluto a voi, cari lettori, dal blog che il mensile Diva e Donna definisce "un angolo del web stimolante per il corpo e per la mente".

Del tutto casuale (e non propedeutica) la pubblicità Activia Danone nella pagina di fianco.

Riprendo il filone dei film feccia per parlarvi di un'altra merda miliare nella storia del cinema mondiale. Il motto di questo film è:

"Se noi siamo qui, qualcosa ci ha dato una seconda occasione".

Ecco, quel qualcosa sono io. Se vi siete imbattuti in questa pagina dopo aver digitato su Google "trame film cinema oggi" l'occasione che vi sto dando è di evitare di perdere tempo a guardare questa minchiata:

- Final Destination 3D

Il titolo la dice lunga: Final Destination 3D è in pratica la versione tamarra di Final Destination. Si, perchè un pò come quelle punto vecchio modello che scarrozzano a 60 km/h, con l'alettone e i cerchi in lega da 22 pollici, anche Final Destination ha deciso di sboronizzarsi e cavalcare l'onda del 3d. Per cui mettevi comodi, indossate un paio di occhialini e godetevi questa super-extra-entusiasmante trama tridimensionale.

Tutto ha inizio con i flash deliranti del protagonista che, anzichè pensare a Pamela Andersson che lo ammanetta nel letto vestita solo di tre post-it con i numeri da giocare al lotto, ha la visione di una macchina da corsa che esplode nel bel mezzo di una gara Nascar, provocando un incendio di dimensioni bibliche. Il tutto si verificherà di lì a poco, ma, grazie a questa premonizione, un manipolo di idioti riuscirà a scamparla. Tra questi fortunelli oltre ai tre amici del protagonista, anche una guardia di colore, un figlio di puttana vendicativo, una ragazza madre rompipalle, un meccanico, etc..

Quello che tutti sanno, avendo già visto gli altri film della saga (quindi questa volta non potete prendervela con me) è che tutti prima o poi moriranno (nei modi più assurdi) e che nemmeno l'aver evitato un incidente della premonizione potrà salvarli. Le cause che portano alla morte dei personaggi sono ridicole quasi quanto questa tipa. Su tutte merita di essere descritta la morte del meccanico: un tizio poggia un innocente bicchiere d'acqua sopra un carrello, il bicchiere cade e l'acqua manda in corto un apparecchio elettrico, che nell'arrestarsi fa cadere una macchina sospesa su un ponte, che finisce per l'andare addosso al meccanico, che al mercato mio padre comprò.. ma per puro culo lui si salva. Nel prosieguo della scena, un cavo si stacca e per non so quale motivo parte una bombola di gas che colpisce in pieno l'ignaro meccanico, splattandolo contro una rete di recinzione.

In fondo la trama (se di trama possiamo parlare) è sempre quella: incidente evitato-muore un sopravvissuto-"forse è un caso"-muore un secondo sopravvissuto-"mi sa che non è solo sfiga"-ne muore un terzo-"oh cazzo"-ne muore un quarto-"ma si!! ho la soluzione per bloccare tutto"-se ne salva uno-"evvai, abbiamo vinto!"-no, muoiono tutti.

Tra le scene da (non) perdere:
- a inizio film, le lastre degli incidenti degli altri Final Destination tra i titoli di coda (perchè poi mettere all'inizio i titoli di coda, se sono di coda???), che ricordano vagamente la sigla di "Dr. House"
- la morte del biondo in piscina, una variante della lavanda gastrica tradizionale
- i vinocoli, finti binocoli con dentro del vino... come dice un proverbio russo: il vino fermenta, la stupidità mai.

Voto finale: 3 A parte sangue e budella che ti schizzano addosso, una fotocopia mal riuscita degli altri film. Con la differenza che il biglietto costa il doppio. Almeno voi salvatevi da questo triste destino.

Andre.

venerdì 5 marzo 2010

La parabola della settimana


Dal Vangelo s
econdo Luca (9, 28b-36)


"Gesù prese con sè Pietro, Giacomo e Giovanni e salì sul monte a pregare. Mentre pregava il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: "Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia". Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e lì coprì con la sua ombra. All'entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo!". Appena cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto."


Dal Vangelo secondo me (come sono andate veramente le cose)

"Gesù prese con sè Gigino, Peppino e Gavino e salì in consolle a scratchare. Mentre scratchava il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste D&G (de' Gesù®) diventò candida e sfolgorante, per via delle luci dello strobo che si accesero e lo illuminarono. Ed ecco un uomo, Mosè di Sant'Elia apparire nella baldoria e parlare del suo esodo da via Gerusalemme, dove la GdF l'aveva quasi cuccato. Gigino e i suoi compagni, erano oppressi dal sonno; ma quando si svegliarono videro nella baldoria questi due davanti a loro. Mentre gli altri si separavano da lui, Gigino disse a Gesù: "Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamoci tre canne, una per te, una per me e una per Mosè". Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, fecero una nube di fumo che li copri con la sua ombra. All'entrare nella nube, ebbe paura. E dalla nube uscì una voce che diceva: "Queste sono le sirene della Finanza; maledetti!" Appena la voce cessò, Gesù si ritrovò solo alla consolle. Tutti tacquero e Gesù fu fatto sedere sull'Alfetta..."

Andre.

martedì 19 gennaio 2010

"chiedi a Jack" 10. "Ho visto i mostri Jack!" "Lo so, li ho portati io" (la mia suoneria)


Mentre mi dilettavo a bofonchiare insulti rivolti al simpatico tabaccaio da cui mi stavo recando e che ha osato aprire la sua attività lontano da casa mia, coltivavo il mio appassionante hobby dell'osservare la gente. Anche perché il bar era chiuso e non avevo nessuna birra a cui prestare attenzione. Lontano e lentamente, un cigolio attirò la mia attenzione, e voltandomi non vidi niente e nessuno che poteva produrre codesto suono (notare il linguaggio forbito). Dopo una decina di minuti ancora niente alla vista, e il suono più vicino. Venti minuti dopo il suono si fece assordante, e apparve 5 metri dietro di me un vecchio in bicicletta. L'illusione è che pedali per niente, che stia su una cyclette e stia fermo. Invece no, si muove. E si muove pianissimo! Ora, non so se avete mai notato questa roba, ma i vecchi in bicicletta sembrano infischiarsi delle leggi della fisica e dell'equilibrio.

A quella velocità dovrebbero andare in stallo e cadere su un fianco. Invece no, continuano imperterriti e vanno avanti molto più lentamente che se avessero camminato. Dov'è la spiegazione? Ce n'è una? Per il momento opto per il giroscopio installato nel femore destro dopo i sessant'anni compiuti, operazione mutuata e complotto dei governi per fare in modo che tra qualche anno saremo completamente assoggettati al volere di super anziani bionici. Il mondo sarà invaso da lavori pubblici per fare in modo che i nostri futuri dominatori possano commentare gli scavi, ospedali dove possano lamentarsi dei dolori dell'età e fare gara a chi sta peggio, e qua e la un punk o un metallaro per far dir loro "i giovani d'oggi sono irrispettosi, sporchi e senza ideali". Giuro, mi son venuti i brividi...

Comunque quello continua ad andare, il bar stava chiuso ed il tabaccaio non aveva le mie sigarette preferite. Complotto anche questo? No, semplice sfiga.

Sono inspiegabili effetti normali.

Bene, ci diamo alle domande? Saccheggiamento frigo per birra e si inizia. Il solito blablabla sulle domande a cui non rispondo:

- Si può spezzare un grissino con un tonno?

- Ano ang kahulugan ng taniman ng ubas?

- कितने जिंदगी दोराहे के साथ रहता होगा?

Attenzione,alcune richieste potrebbero essere reali.Ogni riferimento a nicknames già esistenti può essere casuale,ma non è del tutto certo.


Primo attacco da pornoromanzo59:

_ Ehi Jack, che cos'è il rasoio di Ockham?

- Il rasoio di Ockham è il principio su cui si basa il pensiero scientifico moderno, più volte adeguato poi alle comodità di altri ragionamenti. Cioé: se una teoria funziona, è inutile aggiungere nuove ipotesi. Come dire insomma che la soluzione più semplice è da preferire se soddisfa i requisiti richiesti, piuttosto che fare giri e giretti per trovare una soluzione più elaborata. Questo significa risparmiare tempo. Logicamente non è una regola che può essere applicata in tutti i campi, e un esempio è l'appuntamento con la ragazza con cui hai sempre voluto passare una serata o addirittura la vita. Prima la devi invitare a cena, conversare con lei, possibilmente fare in modo di non essere pedante ma interessante... Insomma, non puoi chiedere subito se vuole venire a letto con te, anche se sarebbe la soluzione più facile. Il rasoio di Ockham, qui non funziona, usa un gillette prima di uscire, è l'unico rasoio che serve in questi casi.


Siccome non ho tanta voglia di rispondere oggi, la seconda e ultima domanda ci viene da strangolaorsetti91:

- Jack, tu che lo sai sicuramente, mi spieghi che cos'è l'amore?

- Una più facile non c'era di domanda, eh? L'amore è un profondo sentimento di affetto, passione e adesione verso una persona, un animale, un oggetto o un'attività. Ci sono diversi tipi di amore, ma credo tu voglia sapere cos'è l'amore verso una persona. Dunque... Quando realizzi di provare amore, ti accorgi che lo è dal battito del cuore che accelera quando sei accanto alla persona che ti attrae, dall'affetto e gelosa possessione che provi verso lei, dalla preoccupazione che hai ogni volta che sta lontana da te. L'amore è una sorta di egoismo apoplettico, fa male e fa star bene appunto perché fa male. Secondo la scienza l'amore è una sorta di connubio tra istinto primordiale e quindi di preservazione dei propri geni e il rilascio chimico di alcune sostanze e ormoni che agiscono nelle sinapsi tra i neuroni, anche se si sa che anche le veline e i calciatori, notoriamente sprovvisti totalmente di materia cerebrale, provano amore. Si può dire che l'amore è una cosa difficile da spiegare razionalmente, perché quando c'è, non tutti se ne accorgono. Per me, l'esperienza mi ha insegnato che l'amore è soltanto un afrutto di abosco.


Signori, adieu! Ho una bottiglia di vodka col mio nome scritto sopra, e preferisco instaurare una conversazione costruttiva con lei e suo figlio bicchiere piuttosto che farmi continuare a venire l'orchite con le vostre domande. Senza offesa. Ma anche si.

Insomma, come vi pare.

Salute! Jack.