Mancava poco tempo, solo qualche minuto. Giusto il tempo di accarezzare ancora una volta Larish, che aspettava con me, e sarebbe iniziata. Un sole rosso cominciava a levarsi, i miei compagni stavano in silenzio dietro le dune e aspettavano un mio ordine. In lontananza la polvere arancione si faceva più alta ed il suono di migliaia di passi diventava assordante nonostante la sabbia leggera coprisse anche il respiro dei falchi da esplorazione. Osavano attaccare. Avevano deciso di chiudere la porta che eravamo riusciti a spalancare con tanti sforzi... Dovevano morire, o non avremmo potuto più ritornare.
Ora! Sollevai Larish, e anche lei urlò con me ai miei sottoposti e compagni:
- In piedi! Voglio le loro teste! -
Cominciarono insieme a me a correre verso di loro, senza urlare, senza gridare, come avevo loro insegnato. Il silenzio fa più paura.
La prima fila mi fece strada falciando i primi che avevano avuto tanta sfrontatezza da pararcisi davanti per proteggere il loro capo, l'uomo che volevo massacrare di persona.
Lo vidi, correva anche lui verso di me, ma la sua spada aveva meno fame della mia.
Larish urlava, sbraitava, ululava e ringhiava. Rise di eccitazione quando con un fendente la vibrai contro Kruor.
- Su, apri gli occhi. -
Una voce calda, profonda, femminile... Attorno a me un respiro che riesco a definire solo come enorme... Grande, come sentire un mantice gigantesco...
- Uff... dai, svegliati! -
Aprii piano gli occhi, ancora sotto shock per il sogno, così vivido da sentire il gusto della sabbia in bocca. Era buio, ma non del tutto, qualche ombra c'era, riuscivo a distinguere qualcosa di più chiaro. Una mano calda sul petto, assieme ad un'altra sensazione ancora vaga, come di una, anzi, due punture all'altezza del...
Ormai ero sveglio completamente, sentivo ancora gli arpioni che mi trapassavano, appeso in non so che modo, braccia e gambe sembravano strapparsi in direzioni diverse, la schiena mi si stava per staccare.
- Dai, non fa così male. Esagerato, sei grande e grosso... Dammi un attimo. -
- CAZZO! CAZZO! CAZZO! -
- Su, è quasi finito, scemo. Il solito cucciolo capriccioso. -
- MA CUCCIOLO UN CAZZO! LASCIAMI AND... -
Il dolore scomparve. Il mio corpo stava immobile, ma il dolore era scomparso.
- Ti avevo detto di aspettare, no? -
- Che... mi... hai... fatto? - Ero stremato. Non tutto. Parzialmente stremato. Ah-ah.
- Ti ho solo bloccato per un po' la sensibilità al dolore, mi servi lucido. E non pensare idiozie! -
Alzai un sopracciglio: - Ma che diavolo? -
- Si, ti leggo un po' nel pensiero. Cavolo, non ricordi quasi niente, ti sei azzerato davvero! E abbassa quel sopracciglio. -
- Chi sei? E come mai mi conosci? Dove sono? -
- Guardati intorno, magari ricordi qualcosa, è più o meno casa tua. -
- C'è troppo buio, non vedo... -
- Anche questo hai azzerato? Stupido maschio... -
Accese qualcosa di simile ad una candela, con una fiammella che riusciva ad illuminare tutto a giorno. Mi si parò davanti una bionda niente male, un sorriso appena accennato sembrava prendermi in giro maliziosamente. Gli occhi mi studiavano, anzi, ricordavano. Indossava qualcosa come un mantello chiuso sul davanti, sotto non aveva niente, era nuda. Abbassai lo sguardo.
- Non guardarmi le tette. -
Rialzai gli occhi. Beccato.
- Ti ho già vista da qualche parte... -
- Sagace. Su, indovina. -
- Rachel? -
- Ssssi. Ma non è il mio vero nome. Dai che ci arrivi. -
- No che non ci arrivo! Avevi i capelli rossi e ti chiamavi Rachel, ti ho conosciuta così due giorni fa! E non ricordo più niente di quella notte! -
- Ah, già. Comunque sono passati quattro mesi ormai. Qui il tempo scorre diversamente. Quella notte mi hai baciata, e siccome non eri più abituato da secoli alle 'pause' e io ne ero appena uscita per trovarti, sei andato in tilt e piano piano hai cominciato a ricordare. Molto piano. Ti ricordi perché dovevi uccidere Kruor per esempio? -
- Quattro mesi? Ti ho baciata? Non ricordo niente... -
- Appunto. Ci hai provato come un dannato, come al solito. Mi hai rubato un bacio e sei svenuto. Me ne sono andata ed ho aspettato mi cercassi tu. Ho mandato Ismaele quando mi sono accorta che non ce l'avresti fatta. E non hai risposto. -
- Volevo uccidere Kruor perché era uno stronzo. -
- Spiega. -
- Che c'è da spiegare? Era stronzo, lo odiavo perché... perché... -
Uno strattone improvviso. Gli arpioni mi tirarono indietro, gli arti scattarono in avanti e mi accorsi in che posizione ero capitato. La stanza si rimpicciolì e tornò al suo stato originale in un attimo mentre recuperavo fiato. Il dolore improvviso mi fece ricordare che non ero in quel posto di mia spontanea volontà.
Ero nudo. Ricoperto di cicatrici vecchissime. Le mani piegate totalmente all'indietro, i piedi all'insù in avanti. Da alcuni tagli ai polsi e dai talloni, dalle scapole, da centinaia di buchi sulla schiena e da quei fottuti arpioni uscivano dei fili bianchi intrecciati, che si perdevano e univano alle pareti, facevano parte della stanza... una stanza rossa che si muoveva... che respirava. Rachel sorrise di più, intuii che aveva provocato lei quel sussulto, una punizione per non aver risposto. In passato lo faceva spesso...
Un altro ricordo. Una sorta di flash: cuscini, sangue ai piedi del letto e ridevamo con un bicchiere che ci passavamo a turno. Attorno respirava un muro di fuoco.
Si sedette su una roba bianca che uscì da una parete, a suo comando. Sentii una fitta alla parte destra della cassa toracica.
- Dove siamo? -
- Arrivaci. -
Le pareti erano rosse e lucide, sembravano morbide, si allontanavano e avvicinavano seguendo un ritmo regolare. C'erano dei tubi che pulsavano, stavano attorno anche a delle colonne che si arcuavano verso il soffitto e si univano in uno... sterno?
- Sembra di stare dentro un animale. -
- Bravo. Non avrei saputo descriverti meglio. -
- EH? -
- Siamo dentro di te, ragazzone. Ora liberati, su. E fai in fretta, stanno passando giorni interi. -
- Ma... come? E cosa dovrei fare? Mi hai imprigionato dentro di me? -
- Idiota. Era l'unico posto dove ti saresti rifugiato. Non sei ancora in forze e ti cercano. -
- Ma chi mi cerca? Merda, ho bisogno di una sigaretta ed almeno un litro di Jack Daniel's... -
- Prima ti liberi, prima li avrai. E li devi chiedere come fai di solito. -
- E come faccio di solito? E dammi un indizio! Se siamo dentro di me davvero, e a me pare una stronzata, allora sai come devo fare! -
- Entra in 'pausa', no? Pensa a come ci sei entrato le ultime volte, al tuo stato d'animo. -
- Incazzato e sbronzo? -
- Esatto. Cos'hanno in comune queste due cose? -
- Io sto sognando... Non è una cosa vera, su, è uno scherzo idiota con effetti speciali... E vorrei anche sapere perché sono nudo! -
- Ok... Sei nudo perché dei vestiti ne hai bisogno solo fuori, le cicatrici ce le hai da millenni, dalle prime battaglie. Sei incatenato dentro te stesso perché devi ancora ricordare e liberare quello che eri. Su, per te è così facile non pensare... -
- non pensare? Mi stai dando della testa vuota? -
- Per una volta che non lo faccio... Lo sei, ma ora non c'entra. Ti dimostro che siamo dentro di te. Guardati le costole a destra. -
Sollevò il braccio sinistro e lo piegò verso di se, le colonne si avvicinarono e si staccarono dalla parete rossa. Abbassai gli occhi, sentivo premere: le mie costole erano rientrate di qualche centimetro. Le colonne si erano avvicinate a Rachel di qualche metro. Per fortuna non faceva male, sarebbe stato da svenire di nuovo... E già avevo la nausea per quel che vedevo.
Ora ci credevo. Ma in che cazzo di roba mi ero cacciato? Giuro, se riesco ad uscirne vivo non disprezzo più la mia vita monotona fatta di alcol e call center saltuari!
Lasciò andare il braccio, le colonne tornarono a posto di scatto e mi sentii meglio quando mi tornarono a posto anche le costole.
- Ora ci credi? Dai, concentrati sulle sensazioni che hai avuto quand'eri sbronzo. Dimmele. -
- Ma non sono bravo a descriverle! -
- Lo dici ogni volta che non vuoi parlare... Dai, spara. - Poggiò la candela per terra.
- Dunque... Ero vuoto, confuso, sentivo un sospiro sul collo... -
Come ricordai le sensazioni, il mio corpo si fece leggero, i fili ai piedi e ai polsi si staccarono con degli schiocchi fortissimi e scomparvero nelle pareti. Rimasi appeso per la schiena, gambe e braccia penzolanti. Rachel saltellava ed applaudiva contenta.
- Bravo! Bravo! Ahah! Ancora! -
- Aspetta... i miei piedi sono ancora... -
I miei piedi non 'erano ancora'. Anche le mie mani si erano rimesse a posto, non ero più storpio, i tendini erano liberi e mi stavo 'aggiustando'.
Però ero sempre appeso. E per quanto non ricordassi che pochi frammenti, le spille giganti attraverso il petto non erano mie.
Di nuovo, ce la potevo fare. Due respiri profondi, la stanza più grande ancora due volte, e ce l'avrei fatta.
Caddi di pancia, sentii male dentro e fuori... tossii, movimenti convulsi dentro e fuori.
I fili erano spariti, gli arpioni si decomponevano, le cicatrici c'erano sempre ed ero nudo, ma non mi faceva male più niente. Rachel si avvicinò, mi sorrise, poggiò una mano sulla mia schiena tenendomi a terra.
- Stai fermo, devo sbloccarti il sistema nervoso. -
- Cioé? Mi faceva male tutto, non mi dire che era un'anestesia, perché nel caso non ha funzionato bene.-
- Ha funzionato eccome. Saresti morto dal dolore, scemo. -
Mille aghi di centinaia di tatuatori pazzi sulla pelle mi fecero capire che aveva ragione.
- Certo che ho ragione. -
- Gradirei la smettessi di leggermi nel pensiero. -
- No. Ora come va? -
- Indolenzito, ma è sopportabile. - Mi alzai in piedi. Ero più alto del solito.
- Non ti sei allungato, idiota. Sei tornato alla tua statura originale. Quando usciremo di qui tornerai ad essere Jack Pendra, con la sua statura ed il suo corpo. -
- Si, ok... Ora ci capisco anche meno...A parte il fatto che io non sono Jack Pendra, giusto? -
- Finalmente ci sei arrivato! -
- E tu non ti chiami Rachel... -
- Sempre più bravo. -
- Tu ed il sarcasmo siete amici d'infanzia, vero? Su, come ti chiami? -
Rise di gusto per qualche minuto. Cominciavo ad innervosirmi.
- Come te lo dirò, comincerai a ricordare molte cose, saremo fuori di qui in un attimo e saprai. -
- Su, dimmelo! -
- Stai calmo, e respira a fondo. Non vorrei svenissi di nuovo. E' il tuo passatempo preferito ormai.-
- Sono calmo. Poi mi dirai il mio però. -
- Non avrò bisogno di dirtelo, lo ricorderai. Io sono Melrahsher. -
Ecco. Nessun rullo di tamburi. Nessun fuoco d'artificio. Vento leggero, notte senza luna. Ero fuori, in piedi in mezzo al deserto della prima battaglia contro Kruor. Qualcuno mi cercava ancora, la porta era stata chiusa ed ero rimasto fuori. Con me Melrahsher e l'altra parte di me, in un altro luogo.
Avevo i vestiti di Jack Pendra, e ancora mi sarei fatto chiamare così fino a quando mi sarebbe servito.
Avevo ancora delle sigarette da qualche parte?
- No, ma te le ho prese da casa tua. Assieme allo zippo. -
- Uff... ti prego, gradirei un po' di solitudine almeno nei miei pensieri ogni tanto. -
- Lo stesso ragionamento del tuo unico neurone. -
La guardai accendendo una sigaretta, tirai un sospiro di sollievo.
- Andiamo. - Dissi cominciando a camminare.
- Dove? -
- Lo sai, mi leggi nel pensiero... Lei mi chiama, la cicatrice sulla schiena prude. -
- Perché non ti compri o ti fai fare un fodero? Ogni volta urli per il male che ti fa... -
- Perché è parte di me, perché il suo fodero è la mia carne. E' nata da lì e lì deve riposare quando non ha fame. -
- Va bene... andiamo a prendere Larish. -
- Melrahsher... -
- Dimmi. -
- Mi devi un giubbotto.-
In silenzio camminammo ancora per qualche minuto, sapevo dove andare e come trovare la mia spada. La compagna dei miei viaggi mi fermò con una mano sulla spalla e mi voltai verso di lei. Stranamente non mi dava fastidio essere toccato da lei.
- Bentornato Ba'al.-
Sorrisi.
- E' ora di andare. -
su, apri gli occhi...
RispondiEliminae quando credi di aver capito tutto, devi ricominciare dall'inizio...hai vinto...
Ciao! :) Scusa il ritardo! :P
RispondiEliminaIniziamo.. ;)
Credo che questo si aun capitolo di transizione (credo..) sia per la lunghezza sia per il fatto che, in parole povere, non succede granché.. :) non è una critica, eh!E' solo una constatazione! XD
Per il resto, secondo me, va bene. Inizia a delinearsi una storia; comincia a svilupparsi la trama vera e propria, quindi bisognerà ancora aspettare per capire chi sia in realtà Jack! ;) Aspetteremo pazienti!! ;-D
Ho notato una cosa..per dirtelo utilizzerò uno stratagemma: quando scriverò di Jack, mi riferirò al demone (o perlomeno a quello che ho capito essere.. '_' ); quando scriverò di Pendra.
Ok..ti ho scritto di aver notato una cosa..quando il personaggio è Pendra riesci a descriverlo con una vivacità e una crudezza accattivante e addirittura quasi disarmante: il personaggio ti affascina, ti accalappia, ti trascina dentro le sue bottiglie di Jack Daniel's e ti manda giù in una sorsata!STUPENDO! :D
Forse non l'hai ancora delineato bene (sicuramente è così! :) ), ma il personaggio di Jack non assomiglia troppo al primo..non lo so..sembra più un bambino sperduto anziché l'energico Pendra!Ma, ripeto, non hai ancora sviluppato Jack quindi è più che ovvio; inoltre lo smarrimento ci sta. :)
Quindi se ti ho rotto le scatole con quest'impressione, non prenderla nemmeno in considerazione! :P
Arrivederci alla prossima parte!! ^_^
Credo anch'io sia un capitolo di transizione,c'è poca azione. Però si comincia a capire qualcosa del personaggio. Ok... qualcosa è una parola grossa.. però figo, mi piace! Per il resto molto immaginifica la scena di lui intrappolato dentro se stesso. E quel "ero stremato. non tutto parzialmente" è come una giocata di Ronaldinho, vale il prezzo del biglietto.. :D
RispondiEliminaPenso poi che un rappresentante della Jack Daniel's ti debba qualche bottiglia per tutta la pubblicità... un'altra cosa: ma il nome della ragazza, Melrahsher, da dove l'hai partorito? Ho cercato su Google qualcosa con un nome simile e praticamente non esiste!