Ero abbastanza sbalordito.
Provai ancora a dire qualcosa nell'immobilità della scena, sentendomi un po'cretino, sia a voce alta che a voce bassa. Scoprii che sussurrando, l'aria attorno si muoveva, come se avessi fatto nascere una sorta di vento con le parole, e urlando tutte le cose vicine venivano investite come da un'onda che le muoveva e distorceva l'immagine di esse, senza alterarle dopo essere passata.
Provai a toccare con un dito il fucile di Simon.
In quell'istante esatto, come avessi premuto un interruttore, il sospiro che sentivo ininterrottamente durante la pausa (ormai chiamavo così quella fottuta situazione che bloccava ogni movimento circostante) cessò , e diversamente dalle altre volte, tutto ricominciò a muoversi immediatamente.
Come se avessero scaraventato il fucile lontano da me, quello sbattè violentemente sulla parete che avevo davanti mentre lo toccavo, strappandolo letteralmente dalle zampe unte dell'idiota che lo brandiva. Il proiettile centrò in pieno una delle bottiglie che ancora stavano sospese in aria, e le altre due si frantumarono al suolo.
Simon rimase per un attimo nella posizione stupida di quando aveva sparato, poi si voltò verso di me, gli occhi spalancati dal più profondo terrore. Credeva di avermi colpito, lo stronzo, e non si aspettava certo di trovarmi al suo fianco in quel preciso istante, come non me lo sarei aspettato io d'altronde.
Alzai le mani, lui guardò il fucile che si era distrutto sul pavimento, coi suoi pezzi sparsi come becchime per polli.
- Non sono stato io! Almeno credo...- Esclamai.
Mentre l'odore acre dei liquori si spargeva nerll'aria, si voltò ancora verso me, i suoi occhi guardarono in alto
e svenne, schiacciando col culo la sua merda.
e svenne, schiacciando col culo la sua merda.
Abbassai le mani e mi grattai il pizzetto, completamente rincoglionito da quel che era successo. Andai dietro il bancone e cercai di soccorrere, chinandomi, il panciuto Simon. D'accordo, mi aveva appena sparato, ma dopo tutto era un buon diavolo, vendeva superalcolici e avrebbe potuto darmi qualche spiegazione. Anzi, doveva.
Trattenevo il fiato per evitare quello schifo di puzza di liquami e davo dei ceffoni a quel budino umano, quando sentii la porta aprirsi.
Coperto dal bancone, non vidi chi entrò, ma sentii distintamente la voce spaventata, roca e profonda, che esordiva con un bel: -Ma che cazzo è successo qui?!-
Senza affacciarmi ordinai: -Porta il culo qui dietro, un uomo ciccione sta male.-
I passi incerti scavalcarono i cocci delle bottiglie rotte e si avvicinarono dopo qualche momento di esitazione. La faccia che che si sporse verso me e Simon apparteneva ad un quarantenne brizzolato, occhiali da perdente e denti storti come i bastoncini durante una partita di shangai. Fece una smorfia annusando l'aria.
-Portami una bottiglia di Bourbon e gia che ci sei chiudi la porta e metti il cartello "chiuso". Chiudi a chiave.-
L'uomo fece come gli avevo ordinato, tornò con una bottiglia di Jim Beam e me la porse, mentre con la stessa smorfia di prima guardava ora incuriosito la strana situazione che l'aveva accolto.
Stappai la bottiglia e mi chiese: -Credi che lo farà rinvenire?-
-Non lo so, questa è per me.-
Così dicendo diedi una bella sorsata , e poggiata sul pavimento la mia dolce compagna ancora aperta, graziai lo svenuto con un ceffone che mi fece male alla mano. Si svegliò immediatamente, più rincretinito di prima e con cinque dita in più stampate sulla guancia sinistra.
-Tutto a posto? Ti è passata la mania omicida?-
Non perse il vizio di spalancare gli occhi e urlare, e come lo faceva, si rizzò a sedere trascinando con le mani il suo culone verso la parete alle sue spalle, senza staccare gli occhi da me.
Il tipo entrato da poco si spaventò e indietreggiò di un passo, per poi ritornare quasi immediatamente per la curiosità e chiedere:
-Ma che diavolo ha sto cretino?-
-A saperlo...- E ingollai un altro sorso di whisky.
Poggiai ancora la bottiglia e guardai Cacasotto:
-Finito?-
La mia mano mano destra si poggiò di nuovo sul Jim, ma non lo portò alla bocca. Non ricevendo che miasmi dal cretino che adesso muoveva la bocca come un pesce all'aria, provai ancora ad interrogarlo. Il nuovo spostava lo sguardo come un fulmine da me a Simon e viceversa.
-Allora, Buffalo Bill, prima che m'incazzi, dimmi perché hai cercato di farcirmi come un tacchino. Ah, si può fumare in questa bettola? Chissenefrega.-
Continuava a fare il pesce. Quell'altro continuava a svitarsi la testa.
-Vuoi una sigaretta? E tu?-
Lo straniero fece si con la testa e gli passai una Lucky. Mi fece accendere con un fiammifero che servì ad accendere anche la sua paglia.
Mi sedetti a gambe incrociate sul pavimento, attento alla striscia di merda, il whisky a portata di mano.
Allungai la mano verso la new entry:
-Io sono Jack, il cagone è Simon. Spiacente di conoscerti in questa situazione da Pulp Fiction. Se ti può consolare, offre la casa su tutto ciò che devi prendere, tanto ciccio questo me lo deve.
E indicai Simon.
Il tizio si aggiustò gli occhiali con un dito prima di stringermi la mano. Stretta da triglia depressa. Simon aveva finito di boccheggiare e fissava il mio grugno deglutendo a vuoto.
-Io sono joseph, ma tutti mi chiamano Smile. Sai, per i denti...-
-La fantasia regna sovrana. Whisky?-
Gli passai la bottiglia. Il tipo non mi deluse, anche lui apprezzava il malto. Tossì dopo aver bevuto. Fece per porgermi il liquore, poi ci ripensò e ne prese un altro lungo sorso. Sorrisi a Smile mentre gli facevo segno di tenersi il Jim e passarmi un'altra bottiglia a caso dallo scaffale dei superalcolici. Tornò con un Cutty Sark, roba da intenditori. Barcollava un pochino.
-Sai quanto costa questa roba, Smile?-
-Abbastanza da approfittarne se qualcuno ti dice "offre la casa"-
Scoppiai in una risata come non mi capitava da giorni ormai, e svitando il Cutty, Smile si unì alla sghignazzata, mettendo in mostra il motivo del suo soprannome. Simon trasalì.
-Allora, bella addormentata nello sterco, riesci a parlare ora? Dai, bevi anche tu, magari ti si scioglie la lingua. Neanche finii la frase che mi strappò quasi la mano prendendo la bottiglia che gli porgevo, e con una sola sorsata ne mandò giù un terzo, sottolineando l'atto con un rutto.
Spensi la cicca sul bancone, rialzandomi. Mi girava la testa, ma non era in arrivo nessuna pausa: era l'alcool. Finalmente un po' d'effetto.
-Bene Smile, ora puoi tornare ai tuoi impegni. Grazie per l'aiuto.-
Mi guardò come se stessi scherzando.
-Neanche per idea! Ora voglio sapere cos'è successo. E poi, oltre a non avere un cazzo da fare, qui c'è abbastanza da bere per viverci.-
Tipo a posto, quasi quasi mi fido.
-Ok, facciamo così: prendi il telefono e ordina da mangiare: è quasi ora di pranzo. Cinese va bene?
-Perfetto. Per quanti ordino, due o tre?-
-Quattro. Simon esige un "tantino" più di noi.-
Aiutai il poveraccio ad alzarsi e gli presi la bottiglia. Per fortuna si era calmato: miracoli dell'alcol.
Anche Smile spense la sigaretta sul bancone posando la cornetta del telefono.
-Allora, Simon. Vai a lavarti nel bagno nel retro. Per adesso dimentichiamoci tutti quanti quel che è successo, puliamo sto casino e mangiamo quando arriva la sbobba.-
La mano di Smile si posò sulla mia spalla e, ritraendomi, lo guardai e dissi:
-Scusa, ma non sopporto il contatto con altre persone che non siano me. Che vuoi?-
Scostò la mano e rispose:
-Non hai paura che scappi?-
-No.-
-Come mai?-
-Per almeno tre motivi:
1: Ha sentito che ci sarà da mangiare;
2: Non ci sono finestre né porte nel retro;
3: fa schifo.-
-Il terzo non mi sembra un motivo convincente.-
-Dici? Però è vero.-
Si strinse nelle spalle.
Dietro il bancone trovai delle scope e ne lanciai una al castoro, che la prese un po' goffamente. Ne presi un'altra e spazzammo il locale. Nel mentre che lavavamo per terra si sentì lo sciacquone del cesso dietro il negozio e vedemmo rientrare Simon, che per fortuna aveva trovato un paio di pantaloni puliti.
-Ma perché dobbiamo pulire noi questo schifo?-
Alzai lo sguardo verso Dentistorti:
-Non so te, ma i liquami disturbano il mio mangiare con il loro olezzo.-
-Uno a zero per te.-
Il ciccione rimaneva incantato davanti alla tenda che separava il retro dal resto del locale.
-Dai Simon, vieni qui, stai tranquillo. Stiamo calmi e aspettiamo il cibo.-
Rimisi a posto la ramazza e bussarono alla porta. Un ragazzino orientale sui sedici mi porse un pacco tappezzato di ideogrammi e pagai più o meno il prezzo di un televisore al plasma. Chiusi la porta con un calcio senza chiudere a chiave e mi girai trionfante verso i due fantocci di carne.
-Pappa!-
Avvicinandomi afferrai un'altra bottiglia da uno scaffale che ormai si stava pericolosamente svuotando.
-Ma qui dietro ci sono ancora 2 bottiglie aperte...-
La voce di Simon giunse tremula alle mie orecchie.
-Toh! La principessa ha ritrovato la sua abituale loquacità!-
Poggiai il pacco e la bottiglia sul bancone e lo svolsi ignorando il ciccione. Diedi a Simon due porzioni e le altre le spartimmo io e Joseph.
Seduti per terra e con i bastoncini in mano mangiavamo in silenzio, e notai per la prima volta quanto Simon facesse schifo mentre fagocitava il suo cibo.
-Ma tu bevi sempre così tanto?-
Smile mi fissava con incredulità.
-No, solo quando respiro.-
In realtà ero sbronzo come un pinguino in una vasca di vodka, ma era l'unico modo per non pensare a quel sospiro fottuto.
Ero brillo quanto bastava per assaporare le cose belle della vita, e mi faceva piacere pensare che questa sensazione se ne sarebbe presto andata, sostituita dal mio inguaribile pessimismo cronico, che io chiamavo realismo effettivo.
Ristabilita la calma e accese le ennesime sigarette, accompagnate come sempre dai liquori che offriva il posto, fissai Simon espellendo una boccata di fumo grigioazzurro.
-Spara. E stavolta in senso figurato.-
L'uomo abbassò gli occhi come per scusarsi, e con la sua solita vocina stridula del cazzo cominciò:
-Avrei dovuto capirlo. Sono stato un idiota. Ti conosco da troppo tempo e mi scuso per aver dubitato di te.-
Mi voltai verso Smile, sperando potesse aiutarmi a capire, ma che ne sapeva lui?
-Di che parli?-
-Dopo che te ne sei andato con la rossa, ieri sera, un uomo alquanto strano è arrivato in negozio mentre chiudevo per la notte.-
Bevvi un sorso e cominciai ad ascoltare davvero cosa stava dicendo il panzone.
-Stavo per voltare il cartello su "chiuso", quando una figura vestita di nero comparve fuori dalla porta. All'inizio pensai fossi tu, Jack, che tornavi a riprendere il portafoglio che avevi lasciato sul bancone. Dopotutto, quell'uomo era alto quanto te e fuori era già buio. Quindi aprii di nuovo e mi voltai per andare a prendere quello che avevi dimenticato per ridartelo. La voce dell'uomo mi disse di fermarmi dov'ero, e il suo tono mi fece capire che non eri tu. Mi voltai e vidi un uomo alto quanto te, come ho già detto, ma un po' più gracile. Aveva addosso degli abiti che assomigliavano tantissimo ai tuoi, ma se esiste qualcosa di più scuro del nero, beh, quelli lo erano. Sembrava si fondessero con le tenebre che si vedevano fuori dalla porta, e il lampione che stava in strada pensai fosse stato di nuovo preso a sassate dai ragazzini che girano qua attorno. L'uomo aveva un simbolo strano appena sotto il colletto della camicia, che poi scoprii essere un medaglione.-
-Riesci a descriverlo? Può essere d'aiuto per rintracciarlo.-
-Non credo sia difficile da trovare, anche senza quel particolare. Ha detto di essere un agente di polizia della divisione omicidi, quindi quando mi ha mostrato il distintivo mi sono fidato subito di lui. Ha detto di chiamarsi John Doe. Comunque il simbolo era una specie di pugnale ricurvo con uno scorpione rosso che l'avvolgeva.-
-Hai ragione, sei un idiota.-
-Perché?-
-John Doe è il nome che si da ai cadaveri non identificati.-
-Mica sono un coroner! Comunque aveva il distintivo.-
Smile s'intromise:
-Per caso era uguale a questo?-
Tirò fuori dalla tasca una roba argentata e la porse a Simon.
-Si, è identico! Anche tu sei un poliziotto?-
-No, mio nipotino l'ha trovato nei cereali. Ce l'aveva doppio e me l'ha regalato.-
Io risi come un disperato finché non mi bloccò la tosse da fumatore e Simon arrossì dalla collera, rendendosi conto di esserci cascato come un fesso. Smile sorrise e si rimise in tasca il giocattolo.
-Vaffanculo! Lasciatemi finire almeno! Insomma, entra sto tizio,s i presenta con la sua faccia pallidissima, occhiali da sole che neanche matrix e capelli neri, lunghi e lisci. Poi mi dice di fermarmi e fa: "Sto cercando una persona... E' molto pericoloso." E io: "E che c'entro io?" E lui ancora: "E' stato avvistato in questa zona. E' un killer a sangue freddo. Pare che prima di uccidere, e lo fa con vari tipi di coltelli che nasconde nella giacca, chiede alle vittime se sanno cosa sia questo, che lascia come firma per i suoi delitti." E ha tirato fuori un biglietto uguale a quello che mi hai fatto vedere tu.
-Ci credo che ti sei cagato addosso.-
-Non ricordarmelo, per favore. E mi devi spiegare come hai fatto ad arrivare a fianco a me mentre ti sparavo. Comunque mi ha detto anche che se avevo qualcosa da riferire su questo killer avrei potuto chiamare questo numero.
Mi porse un bigliettino neutro, bianco e con sopra un numero di cellulare ed un nome: John Doe.
Smile alzò un sopracciglio.
Guardai Simon:
-Ti spiego come ho fatto a passare così in fretta vicino a te: hai sbagliato mira e sei svenuto. Il resto te lo sei sognato.-
-E il fucile come ha fatto a finire così?-
Indicò il pavimento.
-Che ne so, il fucile è tuo, sarà stato difettoso... Ora chiamiamo questo tizio.-
-Sono d'accordo con Jack.-
Smile aveva ascoltato attentamente, e aprendo la bocca si era sentito in dovere di dare una sua opinione.
-E lui chi è? Cosa vuole?-
-Che c'è, Simon? Fai entrare un poliziotto finto e non ti fidi di uno che ti ha pure spazzato il negozio? Smettila di Fare domande stronze e chiama questo sedicente agente di polizia. Il signor John Doe o come cazzo si chiama mi deve chiarire un po' di cose.-
Bevvi, accesi una sigaretta e mi alzai per sedermi sul bancone. Ero sbronzo, e mi accigliai quando sentii di nuovo un familiare sospiro sul collo.
La settimana prossima la terza parte.
Jack Pendra.
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