lunedì 13 settembre 2010

Stati di depressione e whisky in sclero. Terza parte.



Aveva soffiato solo una volta. Una specie di avviso, come per dire:"Ehi, faccia di culo! Ci sono ancora!".
Speravo la sbronza lo facesse allontanare o passare, nel caso fosse un fottuta nuova malattia del cazzo. Invece no, la sua presenza mi appariva solo trascurabile, da ubriaco. Però c'era lo stesso.
Avrei dovuto chiedermi da dove venisse, ma avevo solo il bisogno di levarmelo dalle palle.
Afferrai il Cutty Sark e feci cenno a Joseph di seguirmi mentre andavo nel retro del locale. Lasciammo Simon ad aprire il negozio per il turno pomeridiano e servire qualche altro alcolizzato o barbone o nuovo maggiorenne occasionale.
Non avevo più voglia di parlare, e mi lasciai raccontare un po' della vita di Smile, senza che avessi fatto alcuna domanda. Presi due casse di legno e le misi a terra: ora avevamo le sedie.
- Mi stai ascoltando almeno? - Si lamentò Denti Casual.
- No - Risposi secco.
- Fanculo Jack. Comunque riassumo: ho un appartamento in centro ed una pensione d'invalidità, perché lavorando in una fabbrica di detersivi, dei prodotti chimici mi hanno danneggiato gli occhi. -
- Cazzate.-
- Vero. Ma il mio avvocato è riuscito a dimostrare che era la verità. -
- Bevi.Hai sigarette? Gli passai la bottiglia.-
- No. Tabacco e cartine se vuoi. -
Prese la bottiglia e tirò fuori dalla tasca dei jeans un pacchetto di Golden Virginia.
- Ma non hai le tue?! Si lamentò mentre prendevo la busta del tabacco.-
- Si. -
Girai una sigaretta e l'accesi con lo zippo. Dopo due secondi netti arrivò Cicciocapriccio, ed aprendo la tenda che separava il ripostiglio dove stavamo, disse quasi balbettando:
- Non si può fumare qui però...-
- Neanche cagare di là. - E indicai dall'altra parte della tenda, alle sue spalle.
Se ne andò bofonchiando qualcosa di simile a "mulo", ma non sentii bene.
Continuammo a bere e fumare. Il pavimento si riempiva di cicche di sigarette decedute durante l'adempiere del loro mestiere, e le teste diventavano sempre più leggere. Senza staccare il culo dalla cassa-sedia, allungai un braccio e presi una bottiglia a caso da una scatola a caso. Tequila stavolta. Ay carramba, ci sto andando pesante! Meglio finirla in fretta. Tu sei tequila? Ti devo terminare. Smile non reggeva il ritmo, le sue palpebre cominciavano a dare segni di cedimento.
- Oh! Che ore sono? - Gli chiesi scuotendolo per una spalla.
- Eh? Ah, sono quasi le sei... -
Decisi di lasciarlo dormire un po', così avrei avuto del tempo per riflettere da solo.
Non riuscii a farlo. Appena svitai il tappo della José Cuervo, la lasciai cadere sul pavimento, tra i miei piedi, dove si ruppe e sparse il suo contenuto ad affogare i cadaveri delle sigarette. Smile si scosse e si svegliò, non capendo per un attimo dove si trovasse. Mi guardò.
Avevo la fronte corrugata e le mascelle serrate. Ero incazzato. Ero furioso. Il respiro rompipalle si fece sentire ancora, ma stavolta era rapido, sembrava quello di un toro alla corrida. Mi alzai di scatto e quasi strappai la tenda mentre uscivo dal ripostiglio e Smile mi seguiva chiedendosì cosa cazzo mi fosse preso d'un tratto. In quell'istante si sentì il campanello della porta trillare, Simon mi guardò spaventato e sulla soglia apparve lui. John Doe.
Si fermò ad un passo dalla porta, con gli occhi spalancati dalla sorpresa e dal terrore. Una voce che sembrava un sibilo profondo e si univa al respiro che sentivo sul collo, mi disse di cominciare. Sapevo d'istinto cosa avrei dovuto cominciare a fare, e non esitai. Con un salto raggiunsi quel tipo, che cercò di proteggersi portando le mani in avanti, inutilmente. - Non puoi essere già a questo punto! - urlò con quanto fiato aveva in gola.
L'ambiente diventò grigio e deforme, il tempo si fermò. Aprii la mano destra e con un gesto del braccio gli dilaniai il petto, come se avessi avuto degli artigli. Il tempo ricominciò subito a scorrere, le cose tornarono ai loro colori ed alle loro reali dimensioni.
Ero in piedi davanti a lui. Crollò in ginocchio e si strinse le mani sulla ferita sanguinante.
Intuivo che c'erano ancora Simon e Joseph al bancone basandomi sull'odore di merda emanato dal ciccione e la voce del castoro che strozzata diceva: - Oh, cazzo! .-
Girai attorno al fantomatico John Doe piano, senza staccare lo sguardo da lui.
- Non farlo! Ti prego! - Supplicò, tossendo.
Mi sentivo ringhiare sommessamente. Leccai la mia mano intrisa del suo sangue e provai un intenso brivido di piacere. Gli afferrai i capelli e con forza li tirai all'indietro. Guardò verso l'alto, verso la mia faccia ghignante, colmo di puro terrore. Aprii la bocca un poco, mostrando i canini che sentivo pulsare. Calai la testa di scatto sul suo pallido collo e morsi con tutta la forza che avevo, quasi decapitando il bastardo. Mollai la presa dei denti, sputai una considerevole parte della sua trachea e gli tolsi la mano dai capelli. Si accasciò in avanti, inerte.
Lo voltai, gli affondai una mano nella ferita che gli avevo fatto nel petto e gli strappai il cuore, assieme al ciondolo che portava al collo. Il respirò svanì.
Guardai il cuore che tenevo nella mano destra e che cominciava a sciogliersi. Il corpo a terra si scioglieva nella stessa maniera, e velocemente scomparirono tutti e due. Mi alzai e sputai con disprezzo sulla macchia rimasta sul pavimento, mettendomi il ciondolo al collo, riscoprendo sensazioni che avevo ritrovato. Non ero più furioso, mi sentivo appagato.
Mi voltai e vidi che non c'era più nessuno. Andai a guardare dietro la tenda e scoprii, non senza sorridere, che quei due erano scappati da una stretta finestrella in alto che non avevo mai notato, usando lo scaffale che la copriva come scala. Avevano lasciato cadere almeno una dozzina di scatole piene di bottiglie, e per la stanza si sentiva l'odore del marchio della paura di Simon e superalcolici di vario genere.
Poveri diavoli, devo averli spaventati a morte, pensai.
Uscii dal locale, mi aggiustai il colletto e notai che il sangue dalle mie mani era scomparso come le altre volte in passato, quando ancora facevo le mie ronde notturne. Sorrisi.
Finalmente ero riuscito ad eliminare Kruor.
Finalmente, dopo secoli, ricordavo.
E avevo fame.

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