venerdì 18 maggio 2012

Anfibio 46 nero. Avventure di Jack.



Dopo essermi distorto il piede destro per la terza volta in 34 secondi netti, la mia prodigiosa mente ha eliminato l'idea dell'ubriachezza come causa della deambulazione difettosa e mi ha dato modo di controllare per puro caso la suola delle scarpe. Non c'era. Ecco alla fine scoperto anche il mistero della pianta del piede pietrificata e del freddo d'inverno. Ero affezionato alle mie scarpe: dall'85 mi tenevano compagnia anche durante il sonno. Le coccolavo, le amavo. Le nutrivo di amore, di asfalto ed ogni tanto di una cacca di cane (questo quando ancora avevano le suole). Cosa fare dunque? Mentre il pensiero e il dubbio si insinuavano nei meandri della mia mente, le voci dei miei coinquilini sono state d'aiuto in questo difficile periodo della mia vita:
"La vuoi finire di camminare sulle mani in cucina? Ogni volta che mi giro a chiederti qualcosa mi risponde il tuo alluce destro! Il problema è che non mi piace la voce, perché quello che dice ha senso".

Insomma, dopo due settimane passate ai semafori a chiedere l'elemosina agli autisti delle macchine che si fermavano col rosso, ed avendo prima sconfitto la loro diffidenza verso un mendicante che per chiedere qualche moneta infila il piede nell'apertura del finestrino, son riuscito a racimolare qualche soldo per comprare un paio di scarpe nuove.
Quindi ho preso il biglietto del pullman cittadino, sempre camminando sulle mani (il problema più grande è stato accendere le sigarette con i fiammiferi usando alluce e secondo dito del piede), e tenendomi alle maniglie di sicurezza con le gambe incrociate, ho raggiunto un centro commerciale dove di sicuro avrei trovato dei decenti guanti per piedi.
Non so se è mai capitato anche a voi, ma nei negozi di scarpe non si viene considerati da nessuno fino a che non si adocchia una calzatura, anche solo per curiosità. Non c'è proprio nessuno del personale in negozio. Balle di fieno svolazzano, clienti sperduti vagano come zombie tra gli scaffali, Ennio Morricone suona personalmente la colonna sonora che si sente ronzare da casse seminascoste da ossa e crani umani.
Conoscendo le regole basilari della buona educazione, ho cercato di evocare qualcuno facendo tintinnare delle monetine tra le dita dei piedi. Niente. Insomma, sempre sulle mani ho indicato a caso una scarpa da donna, tacco 73 cm e color verde nausea, che a quanto pare va di moda in Laos. Un fruscìo come ali di migliaia di pipistrelli ha coperto gradatamente l'assolo di oboe proveniente dalle casse, fino a diventare assordante ed è apparsa lei: la commessa. Un metro e venti, tozza e sorridente, l'unica persona che in quella posizione riusciva a guardarmi in faccia.
"Posso esserle utile?"
"Cerco degli anfibi neri". A questo punto capita una cosa strana, che si nota in tutte le rivendite di scarpe al mondo: la commessa non ti dirà mai che ha il tipo di scarpa che stai cercando, e neanche che non ce l'ha. Prima ti chiede il numero, a prescindere dall'assenza o meno della calzatura. Credo sia una sorta di monitoraggio della clientela, per conoscerne i punti deboli e conquistare poi l'umanità.  Insomma, prima lo dici (46) e poi ottieni la risposta:
1) Se la scarpa ce l'hanno: "Si, la devo solo cercare, ma c'è!" E si buttano di gomiti sulle scatole di scarpe impilate precariamente sopra i modelli in mostra, nel magazzino, nel bagno, sotto la cassa, nelle tasche degli altri clienti e nel fast food davanti. Dopo tre ore te ne portano una diversa e ti dicono: "Eccola!" "Ma non volevo questa..." "Abbiamo anche altri modelli! Modelli sportivi, per giovani, per vecchi, per robot, per morti e per salsicce, che vanno tanto questo periodo di equinozio." "Senta, lasciamo stare." "Posso tentarla con un calzascarpe coperto di glitter fuxia shocking al tramonto boreale?" e solo alla risposta negativa ti danno davvero la scarpa che cerchi;
2) Non hanno la scarpa. Stessa cosa di prima, ma cambiano due cose fondamentali a parte che alla fine la scarpa non te la danno e piangono: il periodo della moda delle scarpe per salsicce e il colore del calzascarpe che stavolta è arancione fluo con fantasia di pois verdi brillante all'alba neozelandese.
Ho girato per diciotto negozi in tre stati diversi con lo stesso risultato, ma alla fine le ho trovate: dei bellissimi e comodi mocassini di coccodrillo di pelouche color tacchino sbronzo. Però ora che ci penso credo mi abbiano fregato.

Jack.