sabato 12 ottobre 2013

"Se lo sapesse MacGyver". Una storia d'orrore, sangue, mistero e bricolage.


Abito in un bell'appartamento, provvisto di tutti i comforts: acqua corrente, corrente elettrica, corrente d'aria, zanzare domestiche, balcone con panorama su grotte per barboni, gatti indemoniati e cacche di cane. Un idillio con clima mite e temperato: fa freddo d'inverno e caldo d'estate. La brina ghiacciata di dicembre si scioglie a luglio, con l'arrivo dei monsoni. E questo succede prevalentemente in cucina.
Certo, ogni tanto capita un piccolo inconveniente... È normale che una lampadina si fulmini, che lo scarico del lavandino si otturi, che ci sia una perdita d'acqua dalla parete del bagno e si sia costretti a cagare a bordo un windsurf.
Per le piccole cose si rimedia da soli, è logico. Il problema non è aggiustare le cose, ma procurarsi gli attrezzi necessari per farlo. E qui inizia l'ordalia.
È notte e decido di andare in bagno. Non perché ne ho bisogno, è chiaro, ma perché alle tre del mattino le blatte mi hanno promesso che avrebbero guardato con me l'ultimo film di Harry Potter, con il DVD contenente le scene tagliate in cui Ron Weasley cerca di far tornare i conti del 740 usando una calcolatrice babbana. Entro in bagno con i pop corn e premo l'interruttore: il buio si fa più intenso: la lampadina è così fulminata che assorbe i riflessi dello schermo del notebook di Peripla, il capo delle blatte con cui ho un rapporto di reciproco rispetto e stima. La situazione rischia di degenerare, le torce e i forconi spuntano dalla finestra, la folla inferocita di barboni che vogliono guardare il film si agita e qualcuno accende delle molotov di tavernello. Una flebile voce sussurra impaurita dal retro del lavandino: "C'è il bagno di servizio". È Spurdugnagna Junior, figlio di Spurdugnagna Senior, ragno da bagno part time. Le voci si acquietano, ci si sposta e la serata può continuare, il tavernello viene spento.
Il film non era granché, ma come arriva la mattina è ora di procurarsi il materiale da accomodamento, cioé una lampadina e un croissant. Esco, trovo subito il ferramenta e chiedo un croissant. Il ferramentaiolo o ferramentivendolo sorride e mi chiede se lo voglio al cioccolato e rispondo di no, se no mi va a finire sui fianchi e come abbellimento dei pantaloni non è il massimo. Con i pretzel invece sono uno schianto.
Mi domanda se mi serve altro e si, mi serve una lampadina. A questa richiesta il venditore si fa torvo, cupo, asessuato. Sul suo viso compare un alone di tenebra, le fiamme lambiscono le sue vesti e urla di agonia mista a canti gregoriani apocalittici aumentano di intensità mentre urla:"Ad attacco largo o fine?". Un braccio insanguinato spunta da dietro il bancone e ticchettando sul tavolo con le dita, cerca di comunicarmi in codice morse che quelle ad attacco largo sono terminate. "Mi serve ad attacco fine", e come d'incanto non cambia assolutamente niente, le fiamme continuano a incendiare il ferramentaiolo o ferramentivendolo e il braccio mi parla ora del più e del meno, chiedendomi se preferisco addizioni o sottrazioni.
Una scatolina di legno intarsiato con strani segni fluttua nell'aria, abbandonando uno scaffale composto di ossa umane e cd dei ricchi e poveri. il ferramentaiolo o ferramentivendolo solleva la mano e la scatolina si apre, rivelando al suo interno un'altra scatolina sul cui lato superiore spunta uno schema di sudoku. Il braccio afferra una demoniaca penna bic, maledetta da Mefistofele in persona, che per questo scrive a tratti. Dopo pochi giorni riesce a completarlo e la confezione si apre, quindi posso prendere la lampadina e pagare. Varco l'uscio tremante, ma una forza sovrannaturale mi afferra la spalla, i piedi vengono bloccati da melma sulfurea e mi accorgo che non posso più muovermi perché non ho preso lo scontrino. Prendo lo scontrino e sono di nuovo fuori, il braccio insanguinato ticchetta un:"Grazie e arrivederci".
Arrivo a casa, apro la porta del bagno, ma è occupato e aspetto. Si libera, entro, spruzzo il deodorante, esco e aspetto ancora. Rientro, svito la lampadina fulminata, avvito il croissant e addento la lampadina. Torno fuori, vado al pronto soccorso, mi rimuovono il vetro della lampadina e scrivo un appunto:"Croissant: mangiare. lampadina: avvitare".Ritrovo il ferramenta e si ripete la storia di prima, il braccio era in pausa pranzo e c'era il cugino gamba che per carità, è una parte di una brava persona, ma non è la stessa cosa. Esco deluso. Di nuovo a casa, di nuovo in bagno. Respiro piano e svito il croissant di prima. Sudo freddo mentre avvito la lampadina. Provo a premere l'interruttore. Si accende. I barboni esultano, le blatte si abbracciano piangendo commosse e Spurdugnagna Junior mi sorride. Sono fiero di me e mi compiaccio con i pugni sui fianchi.
Anche questa è fatta, mi merito una lampadina al cioccolato.

Jack.