venerdì 10 dicembre 2010

Stati di depressione e whisky in sclero. Settima.



Il vecchio vestiva di bianco, cappello bianco, camicia e giacca bianca, cravatta bianca. Tra le labbra portava un sigaro di dimensioni abnormi. Non so quanti anni avesse, il suo viso era un lenzuolo piegato male su cui si era seduto un elefante con problemi di obesità da quanto era pieno di rughe. Forse era una ruga gigante con una faccia tra le pieghe. Sembrava un'arancia rinsecchita, anche per il colore. Solo i capelli che spuntavano dal cappello erano diversi: un nero quasi blu, inadatto ad una persona così vecchia, magra e raggrinzita. Afferrai il bicchiere e diedi un sorso dopo avere annusato qualche secondo.
- Johnnie Walker Blue Label. Roba che costa. -
- Vedo che se ne intende, signor Pendra. -
- Sono solo un bevitore. Piuttosto, come sa il mio nome? -
- Il palazzo è mio, ci sono le telecamere collegate a schermi in questo piano. -
- Già... Perché sono qui? -
- Mi piace il suo modo di agire, non si è preoccupato di farsi valere con quella guardia. E mi incuriosisce il suo ciondolo. Come lo ha avuto? -
- L'ho trovato per strada, mi è piaciuto e l'ho preso. -
- Molto interessante... Sa, quello è il simbolo di un gruppo di "persone", chiamiamole così, molto importante. Queste "persone" controllano molte cose, e vorrebbero riaverlo. Io faccio parte di questo gruppo, e sono disposto a darle quello che vuole. Possiedo molte cose. -
- Per caso ha un lavoro da offrirmi? Vedo che qui non ve la passate male. -
Finii il drink e poggiai il bicchiere.
- Se ne può avere un altro? - Cavoli, era una bomba quella roba!
- Solo un attimo. Prima vorrei parlare della sua richiesta. Qui non lavoriamo proprio in maniera normale, ha già visto i miei uomini in azione. E hanno solo "dato la liquidazione" a chi non ha saputo fare il proprio lavoro. -

martedì 7 dicembre 2010

Stati di depressione e whisky in sclero. Numero 6.



Arrivammo al condominio dove abitava Jack verso sera, il sole stava appena tramontando. Melrahsher mi seguiva. Le luci che provenivano dalla strada e dai caseggiati mi fecero sentire a casa, una casa che non era mai stata mia. Erano le sensazioni del mio ospite. Sostammo un attimo davanti al portone, dovevo cercare le chiavi in tasca.
In un decimo di secondo si aprirono le ante di una finestra al piano terra, quella della signora Foster. Rimase un poco sotto shock. Non credo si aspettasse di vedermi, soprattutto in compagnia di una bionda vestita di nero, con una lunga gonna e una maglia a maniche lunghe con un'interessante scollatura.
Divenne subito rossa, quasi emanava vapore:
- Signor Pendra! Manca da tantissimo tempo, stavo per mettere un annuncio per affittare di nuovo il suo appartamento! Lei è in ritardo con l'affitto, le hanno staccato luce, acqua e gas! Con che coraggio si ripresenta qui? -
Mi voltai e guardai un attimo la mia compagna di viaggio:
- Pensaci tu, per favore. - Dissi laconicamente.
Melrahsher annuì e fissò per qualche secondo la vecchia, che subito chiuse gli occhi e piano si accasciò sul davanzale, ronfante.
Infilai la chiave nella serratura del portone ed entrammo. L'ascensore era stato riparato, e lo indicai a Mel. Una parola risuonò nel mio cervello, ma veniva da lei, che non aveva tanta voglia di parlare: deficiente. Sapeva che avevo bisogno di contatto, e l'ascensore era un luogo chiuso pericoloso per l'istinto.
Facemmo i sei piani di scale a piedi, e solo una volta mi disse 'Smettila di guardarmi il culo!', sebbene sapesse che non ne potevo fare a meno.
Entrammo nel buco dove viveva il ragazzo e notammo con divertimento che l'appartamento era più lercio di quanto ci aspettassimo.
- I soliti maschi...-